Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Cannes 79, giorno 9. Elvis al luna park
ma Godland è un vero colpo di fulmine

Giovedì 26 Maggio 2022

GODLAND di Hylnur Pálmason (Un certain regard) – Un giovane sacerdote danese viene inviato in Islanda, nel XIX secolo, per costruire una chiesa e fotografare gli abitanti e il paesaggio. Dorà affrontare un viaggio impervio, pieno in insidie, ma arrivare alla meta non sarà certo un sollievo. Dal regista di “Winter brothers” e “A white, white day”, un western crudele ed estremo, quasi minimalista, cruciale nelle conflittualità continue (natura, uomini e anche linguaggio), spietato nelle conclusioni e coraggioso nella realizzazione (davvero superbi alcuni carrelli nelle gole e nei ghiacciai islandesi). Chiuso nello spazio limitato del 4:3, il film rinuncia a ogni spettacolarizzazione, ma al contrario di “Le 8 montagne” trova il mondo di esaltare lo sgomento di un paesaggio misterioso, immenso e cangiante e il sopravvento dell’istinto sulla ragione, che non risparmia nemmeno il prete. Una delle poche, vere grandi sorprese del festival. Voto: 9.

LEILA’S BROTHERS di Saeed Roustayi (Concorso) – Leila ha raggiunto i 40 anni, condivisi con i genitori e i 4 fratelli. Una famiglia che litiga in continuazione, aggredita dai debiti. Il padre sta per diventare il nuovo Patriarca della comunità, c’è la volontà di iniziare nuove attività, ma anche segreti che provocheranno problemi seri a tutti. Roustayi racconta la tellurica quotidianità di una famiglia numerosa, con un racconto fluviale, che inclina spesso alla commedia, ma conserva una sua forte drammaticità. Nelle quasi tre ore, fin troppe, più di mezzo film se ne va in continue, chiassose, martellanti discussioni, una verbosità eccessiva che rischia di disorientare lo spettatore. Alla fine un robusto quadro piuttosto complesso di una famiglia, specchio della società in cui vive. Voto: 6.

ELVIS di Baz Luhrmann (Fuori Concorso) – Al consueto luna park di Luhrmann, Elvis finisce nella centrifuga inesausta di un film barocco, che non lascia tempo di pensare e forse anche di guardare, schiacciato dentro un montaggio affannoso, dove la vita del primo vero divo della storia del rock’n’roll è patologicamente innervata dalla frenesia spettacolare di dominare folle e palcoscenico. Notevole Austin Butler e al solito straordinario Tom Hanks nelle parti del colonnello Tom Parkee, suo principale manager. Tutto è eccessivo, ma forse era anche l’unico modo per raccontare un personaggio simile e insomma ci si diverte. Tuttavia alla fine la sensazione è che il vertiginoso stile di Luhrmann inghiotta lo stesso Elvis, come un buco nero di troppa luce. Voto: 7.

STARS AT NOON di Claire Denis (Concorso) – Durante la rivoluzione sandinista in Nicaragua, a metà anni ’80, una sedicente giornalista incontra un uomo britannico nell’hotel della stampa. Tra i due scatta immediatamente un’intesa sessuale, mentre altri personaggi si aggirano intorno e ogni tentativo di depistarli sembra andare a vuoto. Claire Denis asciuga totalmente il romanzo di Denis Johnson, portando i due protagonisti in una dimensione paradossalmente astratta, dove l’ambiguità dei personaggi e delle loro mosse confonde le poche tracce di trama. Ne esce un noir soporifero più che sofisticato, tinteggiato dal jazz della colonna sonora e dal sonnambulismo degli interpreti, che si muovono come in uno spazio indefinito. L’atmosfera si salva, ma il film non c’è. Voto: 5.

 

 

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