Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Cannes 76, giorno 3. Facce da Palma:
Glazer e Ceylan, ma uno sorprende e uno no

Sabato 20 Maggio 2023

Si direbbe Costa Grigia e non Costa Azzurra: qui piove da giorno, alla sera è pure freddo, mangiare all’aperto (cioè la grande possibilità solitamente qui) è quasi impossibile, un maglione, perfino di lana, può sicuramente consolare. Meglio stare in sala a guardare i film, sperando che consolino anche loro. E se non sempre è così, oggi però non va proprio male.

THE ZONE OF INTEREST di Jonathan Glazer (Concorso) – Dal magnifico libro di Martin Amis, che Glazer smantella quasi totalmente, togliendo complessità ma lasciando ugualmente un’angoscia costante, specie nell’astrazione assoluta dei luoghi e delle azioni, un film che sembra il controcanto di “Il figlio di Saul”, laddove tutto era freneticamente immerso nei campi di concentramento, giocando sui fuori fuoco e sui fuori campo, e qui invece del lager si vede soltanto il fumo della ciminiera e si sentono in lontananza spari e grida. E quando finalmente si irrompe nelle stanze museali di Auschwitz, quasi asettiche anch’esse nel loro svuotamento, dell’orrore si avverte solo un’eco. Regista pubblicitario, famoso per videoclip, torna al lungometraggio a 10 anni da “Under the skin” e lancia un segnale importante. Tra inquadrature fisse e lunghi carrelli, quasi “prigioniero” anch’esso della forma, ecco un film che può andare a premio (sicuramente per la regia), che mostra come dietro l’apparente quiete di una famiglia tedesca, che è quella del comandante del campo, il Male, per quanto bravo a nascondersi, emerge in ogni gesto. Voto: 7,5.

ABOUT DRY GRASSES di Nuri Bilge Ceylan (Concorso) – Anatolia. Samet insegna in un istituto, con la speranza di riuscire a trasferirsi a Istanbul: ha un corso che deve completare in 4 anni prima del trasloco. Ma assieme a un collega viene denunciato da due studentesse per molestie, mentre cerca di stabilire una relazione con Nuray, anche lei insegnante. Esterno neve, interni densi di parole: Ceylan sembra firmare un po’ la copia di “Winter sleep”, che qui vinse la Palma, ma d’altronde ogni volta che viene a Cannes, e sono tante, il regista turco un premio se lo porta sempre a casa. Con “About dry grasses” il suo cinema si conferma solido, di grande scrittura (anche questo in collaborazione con la moglie Ebru), verboso, ma denso di riferimenti storici, culturali, filosofici, esistenziali: dovessero anche parlare della ricetta per fare la pasta al pomodoro, i suoi interpreti scaverebbero per mezz’ora nell’animo umano. Se grande cinema è ancora, non certo ha un minimo di sorpresa o uno sbandamento narrativo, che qui sembrerebbe arrivare a un certo momento, nello svelamento del set e della finzione, ma che si esaurisce in una specie di breve tour. Ottimi gli interpreti, bella l’ambiguità del personaggio principale, ma la sensazione è di vedere, più o meno, sempre lo stesso film, con un titolo diverso. Voto: 7.

 

Ultimo aggiornamento: 21-05-2023 17:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA