Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Berlinale 72/1: 4 ragazzi italiani, in un Paese
dove si può essere soltanto uomo o donna

Martedì 15 Febbraio 2022

Berlinale da casa, per paura di risultare positivo e rischiare di rimanere bloccato in qualche hotel Covid della capitale tedesca, in attesa di tornare negativo. Si vede quel che si può.

NEL MIO NOME di Nicolò Bassetti (Panorama) – Leo, Nico, Andrea e Raffi sono quattro ragazzi italiani, tra i 20 e i 30 anni, che condividono lo stesso percorso di transizione sessuale da maschile e femminile, che qui seguiamo in un tragitto di due anni abbondanti. Il documentario ci permette di monitorare l’andamento progressivo del cambiamento, attraverso video registrati dagli stessi ragazzi, in un Paese come l’Italia che riconosce giuridicamente ancora purtroppo soltanto le persone binarie, esplicitato da una didascalia a inizio film. Nicolò Bassetti, coinvolto in prima persona avendo un figlio transgender, firma un lavoro affettuoso, didattico e mai lamentoso, che soprattutto è un racconto di formazione, dove la meta non è diventare altro, ma se stessi, riconosciuti dal mondo esterno, avendo la possibilità di scegliere il proprio nome, con il desiderio ti poterlo condividere con le persone che si amano, con i parenti, gli amici e anche con la burocrazia. Voto: 7.

INCREDIBILE BUT TRUE di Quentin Dupieux (Special Gala) – Comperare la casa della vita, scoprire che possiede un “passaggio” che sfida il tempo e lo spazio, come in un racconto di fantascienza, dove l’età scala i mesi anziché aumentarli. Quentin Dupieux rivela ancora una volta la sua creatività surreale, spingendosi in territori assurdi, ma costruendo con intelligenza e sarcasmo l’ennesimo ritratto di una società scriteriata, che volge alla tragedia senza quasi accorgersene, vittima del proprio apparire (la bellezza da mantenere, la capacità sessuale da non perdere, come l’amico della coppia che ha un ulteriore segreto da svelare), in una realtà borghese, dove il denaro aiuta a vivere meglio, in un senso capitalistico della felicità. Film breve, che sembra schiantarsi da un momento all’altro, e che invece mantiene una sua forza, dove la stupidità è sempre il motore delle azioni, che Dupieux asseconda con la ferocia di un sorriso. Voto: 6,5.

NOBODY’S HERO di Alain Guiraudie (Panorama) – A Clermont-Ferrand Mederic, un giovane uomo, si innamora di una matura prostituta, Isadora, entrando in collisione con la gelosia del marito di lei. Nel frattempo scoppia un attentato terroristico e Mederic trova sotto casa un ragazzo nordafricano senza tetto, che chiede aiuto e ospitalità. Selim, temuto come terrorista, non ci mette troppo tempo a installarsi in casa, avviando una conoscenza sempre più intima con Isadora e Mederic. Una ronde di personaggi ristretta, per corpi e anime sole in cerca di affetto e sesso, in una società confusa e ansiogena: Guiraudie stavolta conserva il suo corrosivo, dosando una commedia umana che a tratti diverte, mettendo a fuoco la paura, l'ansia e le divisioni di un Paese. E la scena erotica girata nel confessionale di una chiesa è un momento di trasgressività, che ci fa ritrovare il Guiraudie più provocatorio. Voto: 7.

THAT KIND OF SUMMER di Denis Coté (Concorso) – Tre donne ossessionate dal sesso si ritrovano in un'unica casa isolata per circa un mese, durante il quale cercano di risolvere i propri problemi, aiutate da un terapeuta e un’assistente sociale. Affascinante, pur a rischio di annoiare, ritratto collettivo, che Coté affronta stando addosso ai corpi, in primi piani insistiti e in una verbosità costante, in un clima sospeso, dove le esperienze vengono vissute attraverso il flusso dei pensieri, delle azioni, dove l’importante forse non è “guarire”, ma comprendere le proprie pulsioni. Voto: 6,5

 

Ultimo aggiornamento: 23-04-2023 14:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA