Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Berlinale 71, giorno 2. Geometrie del ragno
e la Romania più pornografica: due centri

Mercoledì 3 Marzo 2021

Secondo giorno di Berlinale, non facile da seguire da casa. Spiccano un film svizzero che conferma la bravura dei fratelli Zürcker e il sarcasmo irresistibile del rumeno Radu Jude

DAS MÄDCHEN UND DIE SPINNE di Ramon Zürcker, Silvan Zürcker (Encounters) – Lisa cambia casa e non divide più l’appartamento con Mara. Le loro vite si separano. I fratelli Zürcker raccontano un universo sfaccettato e intimamente irrequieto, entrando nel nuovo appartamento di Lisa, durante i lavori di restauro e trasloco, che durano un paio di giorni. La luminosità fotografica è un contraltare dei sentimenti (in)espressi, il senso geometrico delle inquadrature riportano a uno schema ben preciso, come la ragnatela di un ragno, che passa agevolmente di mano in mano. Un film di sguardi continui (tutti osservano gli altri), tra familiari, inquilini del palazzo, lavoratori e animali (più o meno) domestici, che si intersecano in rapporti più o meno ravvicinati, corpi che si sfiorano e si toccano, ricerche di contatti e distacchi, una sessualità che invoca una libertà che non sa trattenere. Tra fuoricampo, cose che continuano a cadere e rompersi, martelli pneumatici che incombono, emerge una infelicità diffusa e una solitudine profonda, perché alla fine rimangono sostanzialmente tutti soli. Geometrie del ragno (e della ragazza). Voto: 7,5.

INTRODUCTION di Hong Sangsoo (Concorso) – Youngho è un ragazzo che sogna di fare l’attore, ha un padre medico, una ragazza che studia a Berlino, un amico con quale trascorre il tempo libero. Attraverso sua madre riesce ad avere un colloquio con un attore famoso (lo aveva incrociato nello studio del padre), al quale esterna alcune sue incertezze sulla funzione dell’attore. Premiato con la miglior regia all’ultima Berlinale, il regista coreano torna quest’anno con un piccolo film di appena un’ora e qualche minuto, affrontando i temi cari al suo cinema, nel suo riconoscibile stile rarefatto e minimalista. Ma stavolta è davvero un piccolo film, che sfuma presto e si accontenta di quadretti ormai costruiti a ricalco. Voto: 5,5.

NATURAL LIGHT di Dénes Nagy (Concorso) – Durante la II Guerra Mondiale, una unità speciale ungherese si avventura in territorio sovietico per stanare i partigiani che si oppongono all’avanzata nazista. Un film cupo, dal corpo scarnificato, come la bestia che apre la storia, brutale e forse anche un po’ estenuante. La guerra si nutre di un’astrazione dove i gesti assolvono soltanto il bisogno di schierarsi, mentre una scelta estetica, che sembra derivare dall’impronta di Nemes, rende soffocante e onirica un’atmosfera opprimente. Voto: 6,5.

ALBATROS di Xavier Beauvois (Concorso) – Laurent, un poliziotto di stanza a Étretat, uccide involontariamente una persona che sta per suicidarsi, nel tentativo di salvarla. Da pochi giorni aveva chiesto alla sua compagna di sposarlo, mentre il clima nella cittadina è aspro per i problemi di lavoro e inquietudini sociali.    In preda al dramma morale, abbandona polizia e famiglia e si avventura in mare. Se la prima parte getta le premesse di una situazione fuori controllo, dove anche il destino fa la sua parte, successivamente all’incidente, i tormenti esistenziali del poliziotto naufragano nel simbolismo più spiccio (dal desiderio di libertà dell’albatros del titolo, fino all’evitabile tempesta in mare). Voto: 5.

BAD LUCK BANGING OR LOONY PORN di Radu Jude (Concorso) – Una insegnante, in piena era pandemica, registra una scena hard con il suo partner, ma il filmino finisce in rete. Il consiglio dell’istituto e l’assemblea dei genitori processano il caso. Radu Jude si diverte ancora una volta a far crollare l’immagine morale e politica di una Nazione, la cui storia viene qui riassunta nel secondo capitolo come un almanacco graffiante stile blob. Il primo capitolo gioca sulla lateralità del caso, inserendo l’insegnante ansiosamente nelle strade di Bucarest, costantemente al cellulare, mentre attorno la città mostra la sua faccia più isterica. L’ultima frazione è dedicata al vero e proprio processo, una sit-com grottesca dove il regista si diverte anche a mostrare scenari diversi, sfogando tutta la sua ironia iconoclasta, come nell’ultima alternativa finale. Radu Jude si conferma uno dei più teorici e sarcastici registi del cinema rumeno: qui la contrapposizione privato/pubblico assume aspetti feroci, mostrando come possa essere più triviale chi accusa di chi compie il gesto (qual è la Romania più pornografica?) e la messa in scena del dibattito finale è in nuce la rappresentazione di un Paese incapace di ragionare e dialogare. Un altro film importante, forse meno potente di Barbarians e Uppercase print.  Voto: 7.

 

Ultimo aggiornamento: 11:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA