Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Berlinale 71, giorno 1 - La memoria: storie
di famiglia e Storia di conflitto

Martedì 2 Marzo 2021

Berlinale numero 71 al via. Purtroppo da casa. Niente Berlino, niente Potsdamer Platz, niente Palast. Sperando che sia la prima e l'ultima. In attesa di ritovare una normalità.

MEMORY BOX di Joana Hadjithomas, Khalil Joreige (Concorso) – La vigilia di Natale, a Montreal, Alex, che sta in casa con la nonna in attesa del ritorno della mamma, riceve un pacco proveniente dal Libano, che la donna anziana cerca di nascondere, per non turbare le festività. Ma un incidente inatteso, rende tutto inutile. Nel pacco c’è la memoria di tutta l’adolescenza della mamma e della sua amica Liza, da poco morta, in un Libano tormentato dalla guerra. La figlia, di nascosto, inizia a curiosare e scopre molti lati nascosti e segreti della madre. I due registi libanesi non si accontentano di raccontare i rapporti madre-figlia, le storie private e la Storia di una terra tormentata da bombe e morte, ma ambiziosamente le rileggono attraverso un film che s’interroga sul linguaggio (di ieri, di oggi), sulla costruzione dei ricordi, sulla comunicazione e sulla capacità di trasferire tutto questo in immagini che dialogano tra loro, tra presente e passato. Partendo da un’idea che sembra arrivare da “I ponti di Madison county” (lo svelamento di una “vita nascosta” di un genitore, attraverso oggetti e scritti ritrovati) e soprattutto da esperienze della stessa regista, la scatola dei ricordi ricostruisce l’identità di una persona cara, con un finale che sembra ridare alla vita uno slancio dopo troppi patimenti. Bella sorpresa. Voto: 7.5.

I’M YOUR MAN di Maria Schrader (Concorso) – Alma lavoro nel prestigioso museo Pergamo di Berlino. Accetta per finanziare il lavoro di ricerca, di sottoporsi a un programma di relazione tra umani e androidi: si dovrà accompagnare per alcuni giorni con un uomo artificiale che svolgerà la funzione di partner perfetto, un robot ideato per dare felicità. Maria Schrader torna alla regia con un lavoro costipato di buone intenzioni, su temi fondamentali della vita (l’amore, la maternità, Dio, il lavoro), ma dimenticando un equilibrio narrativo soddisfacente e meno ambiguo. Se l’essere umano è nella sua imperfettibilità insostituibile, il robot ingigantisce soltanto una dimensione kitsch, che trova il suo apice nella scena di sesso all’interno del museo. Siamo dalle parti degli accumuli di Maren Ade e del suo “Toni Erdmann”, ma con meno lucidità. Voto: 5.

DIRTY FEATHERS di Carlos Alfonso Corral (Panorama) -  Prodotto tra gli altri da Minervini e diretto per la prima volta dal fotografo Carlos Alfonso Corral, è uno street movie che scruta e si impossessa di volti, corpi e storie, di personaggi sbandati, marginali, disperati, rabbiosi, sopravvissuti in una zona di confine martoriata. Tra rabbia e violenza (della vita), c’è tempo anche per momenti di dolce intimità inaspettata (le carezze sul pancione della futura mamma. Ma va anche detto che è un cinema che trovata una chiave estetica personale (rigorosamente in bianco e nero), ormai ne sta quasi abusando. Voto: 6.

 

 

 

 

Ultimo aggiornamento: 13:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA