Adriano De Grandis
OGGETTI DI SCHERMO di
Adriano De Grandis

Affascina la notte del 12, poliziesco intimista
Resta a secco la Siccità di Roma e di Virzì

Venerdì 30 Settembre 2022

Ci sono film che ai festival capitano nel momento (personale) sbagliato: stanchezza, fretta, distrazione che in giornate piene di visioni possono influire. A volte succede: molto normale. A Cannes, qualche mese fa, “La notte del12” del francese, di origine tedesca, Dominik Moll, del quale si ricorda soprattutto lo stimolante intreccio del suo precedente “Only the animals – Storie di spiriti amanti”, è passato senza lasciare particolare entusiasmo, ma rivedendolo ora, in realtà, appare in tutto il suo intenso scandaglio di fatti e personaggi, che danno vita a una delle tante indagini irrisolte della polizia, come avverte una didascalia iniziale: su circa 800 omicidi annui in Francia, il 20% non trova mai un colpevole. Qui siamo a Grenoble nell’ottobre 2016, quando al dipartimento investigativo di polizia il vecchio comandante va in pensione, lasciando il posto a Yohan, giovane e già sufficientemente tormentato, che sfiata le sue ossessioni percorrendo di notte infiniti di giri di pista al velodromo e che qui ha la faccia malinconica e sperduta di Bastien Bouillon. Nella stessa serata a un centinaio di chilometri, tra i monti di Saint-Jean de Maurienne, Clara, una giovane ragazza, tornando a casa viene avvicinata da uno sconosciuto mascherato che le dà fuoco. L’ingresso in campo di Yohan è immediatamente duro e lo sarà ancora di più in seguito, quando ogni ricerca si rivelerà vana. Moll, che qui inventa una storia plausibilmente simile a quel 20% di casi insoluti, amplifica le strategie dell’indagine con una descrizione minuziosa e profonda di un ambiente sociale e professionale: la squadra di poliziotti ne esce frantumata, tra arroganze e depressioni (si veda soprattutto Marceau, il personaggio più vicino a Yohan con il quale condivide un’amicizia conflittuale), dove nemmeno l’istituzione funziona a dovere (la mancanza di fondi non permette indagini adeguate); ma anche il tessuto umano del luogo, che scoperchia la sensazione di uno sbandamento collettivo, specie tra i giovani, presenta una problematicità densa, che si muove tra sospetti, inganni, violenze in una dimensione pressoché maschile e incapace di stabilire un concetto condiviso di verità. “La notte del 12” è un poliziesco intimista innervato da una sostanziale visione pessimistica della vita e non solo perché ogni ispettore ha un fantasma che lo perseguita figlio di un caso senza colpevoli. Forse non è niente di più di un buon film medio, quelli per i quali in Francia eccellono e da noi in Italia non si sanno più fare da tempo, dove speranze e illusioni si accavallano a distanza (la ripresa delle indagini, altrettanto inutile, di un colpevole, tre anni dopo), imprimendo alla monotona, anonima quotidianità il desiderio di fuga, magari in bicicletta, o la sconsolata abitudine di dover fronteggiare i propri spettri. Voto: 7.

APOCAPLYSE ROME - La catastrofe è imminente. Roma è senz’acqua da tempo, torrida e arida. Sopravvivere è sempre più difficile. Seguiamo la vita agonizzante di alcuni personaggi, mentre esplode anche un’epidemia incontrollata. L’ambizione di Virzì è di guardare ad Altman descrivendo coralmente la volgarità di una società allo sfascio. Certo non manca nulla: la fotografia di Luca Bigazzi, il montaggio di Jacopo Quadri, il cast illustre e numeroso, il finale catartico. Ma il procedere è spesso ingolfato, costantemente in bilico precario tra la metafora, il dramma apocalittico e la commedia; e i personaggi non portano a lettura profonda della situazione, ma si limitano a rappresentarla. Buone intenzioni, meno il risultato. Voto: 5.

 

 

Ultimo aggiornamento: 16:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA