MONDO OVALE di

Piccoli Dogi crescono e meritano più opportunità per la maglia azzurra

Sabato 13 Settembre 2014
L’estate più piovosa degli ultimi dieci anni lascia filtrare un raggio di sole a livello giovanile. A fine agosto l’Under 18 del Veneto ha battuto a Treviso il Leicester 34-7. Risultato di prestigio. Ma non si tratta solo di quello. Gli inglesi sono stati strapazzati con 6 mete a 1. Soprattutto, la squadra allenata da Pavin e Scaglia ha stupito per ritmo e qualità del gioco. Entrati in campo all’ormai tradizionale grido di “Dogi, Dogi”, i ragazzi del vivaio veneto a loro modo hanno rinverdito le gesta della prestigiosa selezione regionale che a partire dagli anni Settanta fu la prima a sdoganare il rugby italiano portandolo a competere (e molte volte a trionfare) sulla scena internazionale. E’ significativo che la selezione degli juniores veneti che ha sconfitto il Leicester fosse volutamente composta da atleti che non fanno parte delle accademie. Si è così dimostrato che c’è del buono al di fuori della sfera federale. MERITOCRAZIA. Purtroppo la realtà dei fatti rischia di non essere così aperta ai meriti dei piccoli "Dogi” come di qualunque altro atleta che graviti per vari motivi fuori dall’orbita delle accademie. Le porte delle nazionali giovanili risultano riservate quasi esclusivamente ai giocatori formati dalla federazione. Una scelta quasi obbligata perché i centri federali all’inizio avevano bisogno di fortissimi incentivi per essere frequentati. La maglia azzurra è stata un potente propulsore, ora esteso anche ai centri under 16. Il messaggio è chiaro: se si vuole la maglia della nazionale è obbligatorio frequentare le accademie e se vuole entrare nelle accademie provenire dai centri di formazione aiuta molto. Ma è ancora produttivo  un simile meccanismo? NIENTE CASTE. Purtroppo i risultati delle nazionali, delle franchigie e dei club non sono sono stati finora all’altezza dei notevoli sforzi compiuti nella formazione giovanile da parte della Fir. I motivi sono diversi, non ultima la difficoltà di completare la maturazione nei primi anni da seniores. Ma è lecito anche chiedersi se il sistema creato non si stia trasformando  in una specie di "casta" che rischia di fare dei ragazzi delle accademie degli eletti  con la maglietta azzurra garantita o quasi. Vero che si è creata intelligentemente una competizione tra le accademie zonali. Ma l’impressione è che non basti. Che la concorrenza vada allargata con decisione ai vivai dei club. Per una questione meritocratica. Perché il bacino delle nazionali va ampliato. SELEZIONE PRECOCE. Inoltre la selezione non può essere fatta troppo presto e rigidamente. I ragazzi hanno tempi di maturazione fisica e mentale diversi. C’è chi è un fenomeno a 16 anni ma tante volte non lo è più a 18-20. E viceversa. Ecco perché le porte della nazionale dovrebbero rimanere più aperte di quanto non siano attualmente verso tutto il movimento. E mi piacerebbe che quei 27 ragazzi che a Treviso hanno battuto il Leicester e i loro compagni di club continuassero a sentirla come un forte stimolo di crescita. (Toni Liviero) Ultimo aggiornamento: 01:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA