MONDO OVALE di

L'Italia ha un problema di possesso, ma si può vincere anche senza

Venerdì 13 Febbraio 2015
La sconfitta con l’Irlanda ha causato molta delusione tra gli azzurri. Forse eccessiva e un po’ presuntuosa. In fondo tre mesi fa a Padova non erano così amareggiati per il 6-22 contro un Sudafrica logorato da una stagione estenuante. E il 3-26 contro l’Irlanda non è poi tanto diverso come risultato, tenendo conto che la nazionale del Trifoglio ha battuto i sudafricani a novembre. IL PROBLEMA DEL POSSESSO. Ad avvilire gli azzurri è stato forse il modo in cui hanno perso. Perché nel secondo tempo non hanno quasi mai messo le mani sulla palla, tranne che negli ultimi spiccioli di partita quando gli avversari si sono rilassati e Haimona ha segnato una meta regolare non convalidata dal tmo  (Parisse ha solo sfiorato la palla senza imprimerle alcun effetto, inoltre c’era una doppia ostruzione su di lui). Una prova di forza dei verdi che, ben consapevoli di dover iniziare il torneo lontani dalla forma che dovrà sospingerli a marzo, hanno deciso di ingaggiare una sfida fisica fatta di possesso, pick and go, maul e pressione asfissiante. Una morsa letale che ha spinto all’indisciplina gli italiani e al giallo Ghiraldini. In superiorità numerica O’ Connell e compagni non hanno sprecato nulla: due mete, partita chiusa. FORMA FISICA. C’è da chiedersi però come mai l’Italia abbia subito così tanto lo strapotere fisico dei verdi.  Migliore organizzazione nelle fasi a terra, sicuramente.  Ma anche una fisicità e una condizione atletica (pur ancora lontana dalla brillantezza) nettamente superiori a quelle azzurre. Ora, siccome il rugby è uno sport di combattimento, la preparazione atletica dovrebbe essere una componente fondamentale. Se negli impatti non avanzi o, peggio, indietreggi, è chiaro che gli avversari conserveranno il possesso e libereranno velocemente la palla. Ed è altrettanto chiaro che si scivolerà nell’indisciplina e si concederanno calci di punizione.  Se si difende soltanto e si subisce la fisicità, caleranno anche le energie, la lucidità evaporerà e si faranno le scelte sbagliateÈ la logica del rugby. Vale soprattutto per l’Italia che gioca sempre contro le più forti al mondo.  La possibilità di scalare il ranking comincia allora proprio da  una preparazione atletica superiore a quella di chi sta davanti. Nel 2012 lo straordinario primo tempo contro la Nuova Zelanda, e nel 2013 le vittorie su Francia e Irlanda, sono nate proprio da un picco di forma dell’Italia e  delle nostre franchigie.  Quelle qualità sono scemate e l’Italia è tornata a crollare nei secondi tempi, come sabato con l’Irlanda. Se non si prende atto di questa necessità il Sei Nazioni diventerà sempre più snervante, così come il confronto con l’emisfero australe. PIEDI INADEGUATI. Sembra invece che in Italia il rugby sia considerato soprattutto uno sport di palla. Sicuramente lo è. Ma prima ancora è di combattimento. E dal suo esito dipende la possibilità di giocare la palla. Ma siccome il rugby è anche uno sport di intelligenza, ci sono delle parziali eccezioni. Una è data dalla possibilità di ribaltare la pressione col gioco al piede. In questo caso anche un possesso del 37% può bastare a vincere una partita. Come ha fatto l’Irlanda a novembre contro gli squadroni dell’emisfero australe. Peccato che l’Italia non sappia ancora essere efficace con i calci tattici. E questa è una clamorosa bocciatura della linea tecnica dei settori giovanili. Il fatto è che tra i formatori italiani il gioco al piede è sottovalutato, ingiustamente considerato una forma minore. STATISTICHE. Aspirano tutti ad essere gli All Blacks, senza averne la cultura, le qualità motorie e, dunque, la gestualità tecnica: lettura degli spazi, adattamento, velocità, passaggi. Lodevole, in teoria. In pratica però scopriamo non solo che non non sappiamo giocare così ma che servirebbero, invece, piedi buoni, tanto che contro l’Irlanda per due volte consecutive non siamo riusciti a liberare decentemente dalla nostra area dei 22 metri. Prendiamo le statistiche: sabato il Galles ha calciato 37 volte, l’Inghilterra 36, la Francia e l’Irlanda 34, la Scozia 30. L’Italia solo 19 e quasi sempre male. Bisogna risolvere queste equazioni. Una condizione fisica adeguata e dei buoni piedi avrebbero potuto mettere in difficoltà un’Irlanda non ancora all’apice della forma. DIFESA. La difesa italiana è molto cresciuta negli ultimi tempi. Consuma meno giocatori nei punti di impatto, è più densa e organizzata sulla larghezza. Deve fare ora un altro passo: recuperare qualche pallone. Perché le squadre costruite per un largo possesso, come l’Irlanda sabato e probabilmente l’Inghilterra a Twickenham,  quando perdono la palla si trovano  in un disordine difensivo che può essere relativamente facile sfruttare. (Toni Liviero) Ultimo aggiornamento: 02:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA