MONDO OVALE di

Italia che disastro: qualche motivo per non cedere alla depressione e uno per disperarsi

Venerdì 3 Aprile 2015
Cinque mesi al Mondiale. E l'Italia è da ricostruire dopo essere uscita a pezzi dal Sei Nazioni. Il morale è  a terra. Ancora peggio la condizione atletica, o meglio, il gap  con le avversarie. Se quest’ultimo aspetto viene recuperato, e teoricamente non è impossibile, allora anche gli altri parametri del gioco possono tornare su binari accettabili. Perché non tutto è andato male come sembra anche se il gioco al piede fa disperare. QUALCHE LUCE. Ad esempio il primo tempo col Galles è stato da sogno in rapporto al percorso fatto finora dagli azzurri. Ritmo, alternanza, persino  ispirazione.  Mai vista tanta applicazione quest’anno.  La vittoria di Edimburgo è stata invece ottenuta, seppure in modo rocambolesco (clamoroso regalo della Scozia sull’ultimo pallone della partita), con una dimostrazione di carattere e una fiducia nelle proprie capacità prima sconosciuta. Eravamo abituati alle azioni capitali  sciupate. Con  la Scozia stavolta  sono state concretizzate, perché prima della meta tecnica ottenuta sulla spinta del maul, ce ne sarebbe stata un'altra sacrosanta costruita a colpi di mischia ordinata. Mi è piaciuta anche l’intelligenza tattica. Il mettere cioè la partita sul piano della mischia e della forza, sapendo che lì si sarebbe fatta la differenza. Se al contrario si fosse andati in giro per il campo a fare raggruppamenti ne saremmo  probabilmente usciti stremati e con le ossa rotte. Con un po’ di generosità si può dire che anche le due “D” (difesa e disciplina) non sono state così male come invece dicono le 66 punizioni concesse e le 19 mete incassate (nessuno peggio degli azzurri).  In realtà quasi metà dei falli è stato fatto nelle ultime due partite, mentre sul computo delle mete grava molto il finale anomalo del torneo con tre squadre a caccia della vittoria attraverso la differenza punti. Nelle prime tre partite (quando sicuramente la squadra aveva più  energie) la disciplina è stata su standard internazionali di tutto rispetto, tra le 10 e le 11 punizioni concesse a partita. Solo Irlanda e Inghilterra avrebbero fatto meglio. Quanto all’efficacia nei placcaggi l’Italia ha chiuso con una media di 87,8% alla pari con la Scozia e non così lontana dall’88,4 dell’Inghilterra. GIOCATORI . Qualche buona notizia anche dai singoli. Se Leonardo GhiraldiniSergio Parisse restano delle sicurezze per costanza e qualità, Minto è  stato l’azzurro che ha placcato di più, quarto nella classififica assoluta del Sei Nazioni con 74 interventi alle spalle di Jonny Gray, Robshaw e Vunipola, e si può dire pienamente recuperato.  Spicca anche il secondo posto di Josh Furno  sul podio dei baroni rossi della touche con 18 palloni conquistati dietro ad Alun Wyn Jones e davanti a un mostro come Paul O’Connell. Queste classifiche non sono mai completamente attendibili: per le rimesse laterali bisognerebbe infatti tenere conto anche delle opzioni delle squadre, perché ce ne sono che spalmano i lanci su su 3 o 4 giocatori e altre che si concentrano su un paio di saltatori, ed è evidente che questi ultimi esprimano numeri più elevati nella conquista. Però  è un fatto che Furno, scuola beneventana, è un giocatore sempre più completo e che già nei test autunnali si era segnalato come torre. Dietro il pack c’è stata la crescita di Edoardo Gori in termini di personalità. Mentre nei trequarti ha brillato  Luca Morisi, in particolare con la prova da antologia a Twickenham, e si è confermato Leonardo Sarto. Ed è significativo che Stephen Jones sul Sunday Times abbia inserito nella formazione ideale del torneo Ghiraldini, Parisse, Gori e Sarto. OMBRE – La mischia ha funzionato a strappi: buona contro l’Irlanda, male in Inghilterra, dominante in Scozia, in difficoltà nel secondo tempo contro la Francia, infine bene col Galles. Non è più il settore dominante di un tempo al quale ancorare con sicurezza il  gioco. Vero che le regole sono cambiate, e rendono più incerto il confronto tra le prime linee. Ma è altrettanto vero che le squadre in grado di dettare legge nel settore ci sono ancora, come l’Inghilterra che ha fatto segnare un 92,2% di efficacia  con tre partite da 100%.  Il Galles è subito dietro con 90,8% di media mentre l’Irlanda ha saputo collezionare a sua volta tre partite perfette in mischia ordinata. Non a caso le prime in classifica. Quanto alla  touche azzurra è tornata a essere un calvario:  la peggiore per efficacia (74,6%) con il maggior numero di lanci persi (14). Bisognerà rimettere ordine al settore. PIEDI D’ARGILLA. Se il duro lavoro e una grande preparazione fisica da qui alla Coppa del Mondo potrebbero rimettere in carreggiata sia la conquista che la difesa, appare al momento quasi impossibile un miracolo nel gioco al piede. I progressi sono sempre  dello zero virgola, quando addirittura non si fanno passi indietro. E non parlo tanto dei calci piazzati (dove c’è comunque un'emergenza) ma del gioco tattico. Della scelta corretta del piede e della sua precisione. L’Italia è la squadra che usa meno i calci: 115  in tutto il Sei Nazioni, una media di 23 a partita. Le squadre vincenti  li utilizzano molto di più: Irlanda e Inghilterra in primis con 32 a match, tallonate dal Galles con 30,6. Qualcosa vorrà pur dire. Purtroppo non è che si  ricorra poco ai calci tattici per una questione scelte di gioco. Il fatto è che manca la qualità necessaria per farlo bene. E da un gioco al piede mal governato ne scaturirebbero molti pericoli,: da modesti avanzamenti alla perdita di possesso , al rischio di contrattacchi letali. I progressi li vedo difficili in breve tempo. Bisognerebbe che arrivassero in prima squadra un paio di forti giocatori al piede, di cui almeno uno abile nella lettura del gioco. Ma ancora non se ne vedono. Anche perché i nostri settori giovanili, accademie comprese, trascurano da anni questo fondamentale tecnico considerato un retaggio dell’anti gioco dai tempi in cui un sacco di partite si risolvevano solo con i calci in touche a scapito del movimento. Ma ora non è più così. I piedi fanno la differenza e sarebbe doveroso prenderne atto. Ci sono stati anni in cui provocatoriamente si invocava un esame di placcaggio per chi entrava in Nazionale. Mi sa che si dovrà cominciare a chiedere un test di calci per i giocatori formati nelle accademie. E in base ai risultati valutare gli istruttori. (Toni Liviero) Ultimo aggiornamento: 22:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA