MONDO OVALE di

Chi credeva alla vittoria dell'Italia in Scozia e le dichiarazioni un po' isteriche di Parisse

Lunedì 2 Marzo 2015
 Sergio Parisse, immenso giocatore ma talvolta umorale capitano e comunicatore, al termine del successo dell’Italia 22-19 a Edimburgo ha dichiarato a caldo alle tivù e ai giornali, con tono di rivalsa fra l’orgoglioso e l’isterico: «Ci abbiamo messo tante palle, bisogna dire le cose come stanno. Oggi eravamo in 23 da soli in campo,  nessuno pensava che potessimo vincere, neanche il nostro staff e le nostre famiglie. Quindi chapeau». Probabilmente capitan Parisse non legge "Il Gazzettino" nella rassegna stampa che la Federazione italiana rugby (Fir) gli mette quotidianamente a disposizione on line, ma solo i giornali inglesi o i siti internet. Non pretendiamo ovviamente che lo faccia, perciò gli riportiamo quanto scritto una settimana prima della vittoria in cui «nessuno credeva», neanche la sua affascinante compagna di vita. «Sabato con la Scozia l’Italia può giocarsela alla pari; anche se a Murrayfield ha vinto solo una volta su sette e l’ultima nel 2013 ha subito (34-10) il passivo più pesante (...) La Scozia nella sconfitta 26-23 in casa con il Galles, nonostante l’entusiasmo portato dal nuovo ct Vern Cotter e la crescita delle sue franchigie in Pro 12, ha mostrato i soliti limiti. Tanto possesso e volume di gioco, poca efficacia. Inoltre ha perso lucidità nel momento decisivo. Ha rinunciato a piazzare un calcio sotto i pali a 10’ dal termine sul -10. L’avesse fatto, con la meta segnata nel finale, avrebbe pareggiato (...) Inchiodandoli nella battaglia davanti e impedendogli di fare la differenza sulle palle di recupero, soprattutto con le gambe di Hogg, gli scozzesi sono rivali battibili anche a Murrayfield». Qualcuno che credeva alla possibilità di vittoria in Scozia oltre ai 23 "cuori impavidi" scesi in campo quindi c’era. E credo fosse solo il Gazzettino. Non perchè possiede la sfera di cristallo, ma perchè analizza l’andamento storico delle sfide Italia-Scozia che parlano di un eterno equilibrio, precedente addirittura all’era Sei Nazioni. Per questo definiamo isterica, oltre che legittimamente orgogliosa, la reazione di capitan Parisse. Se è una strategia alla Josè Mourinho (ma il copyright è vecchio come l’uomo) di cementare il gruppo contrapponendo "noi al mondo" va bene. Chapeaux anche qui, come chiede Parisse sulla prestazione azzurra. Se invece è segno di debolezza e fragilità mentale non va bene. La riprova l’avremo subito a Roma contro la Francia. La Nazionale più in crisi d’identità dell’universo. È un’alta sfida difficile, con i rivali comunque favoriti, ma alla portata dell’Italia in questo frangente storico. Lì nell’esame di continuità, sempre fallito dagli azzurri tranne che nel 2007, si vedranno davvero "le palle" di questa squadra. (Ivan Malfatto) Ultimo aggiornamento: 12:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA