Aria di “rinascita” a Milano dove l’assenza delle sfilate - spettacolo e di eventi speciali, aveva lasciato un lutto pesante. Stampa e ospiti privilegiati - orfani per troppo tempo di eventi mondani e incontri vip - possono salutare il ritorno di Giorgio Armani che sarà il primo a ripresentare la sua moda “in presenza” (come era stato il primo a decidere di chiudere tutto a inizio di pandemia). Seguono eventi e ripresa di fiere: riaprono Cosmoprof, Modit, Il Salone del Mobile (ridimensionato ma presente), a Firenze, Pitti torna in presenza con le sue rassegne internazionali. Fuoco alle polveri da Milano dove si annuncia imminente la moda maschile con sfilate in presenza e incontri ravvicinati come quello in programma con la Fashion week nella quale si distingue Eleventy con un evento (accompagnato anche da breakfast) in programma il 19 giugno prossimo. Venezia torna a occupare un posto importante nella vetrina di moda più credibile con una manifestazione (“MODA VENEZIA FUTURO “) per la regia di Laura Scarpa e Lorenzo CinonttI di VENEZIA DA VIVEREi) voluta da CNA nell’Hotel Sagredo che l’ha ospitata con la sfilata di prodotti tra sostenibilità e design contemporaneo, firmati da 35 artigiani e 22 brand veneziani . Un modo intelligente e diretto per lanciare il prodotto di molti artigiani nella certezza che il popolo della moda vuole sicuramente un ritorno alla qualità, al merito. Non mancano nel nuovo calendario-moda le sfilate “ cruises” , come quella di Dior che sfilerà all’ombra del Partenone in presenza di pubblico “selezionatissimo che porterà ad Atene il fior fiore della mondanità internazionale”. Il fattore snob (il famoso punto S sul quale si stanno arrovellando i cervelli della pubblicità ) sembra rivestire ancora grande importanza per l’immaginario spettacolare delle grandi griffes, ma molti sostengono che in realtà oggi rischia di rivelarsi vintage se prendiamo in considerazione nuove formule , forse anche nuovi stili di vita. Vincerà chi saprà intuire la nuova via post Covid che non può appagarsi solo dell’idea certamente vincente della “ripartenza”, le “riaperture” , i...ritorni. Qui più che guardare indietro bisogna saper guardare avanti. Veniamo da una moda che faceva fatica a imporre nuovi look e per vincere aveva puntato sullo stupore, sulla protesta anti-establishement affidata allo chiffon, alle paillettes, ma soprattutto al trasgressivo, l’anomalo legittimato, sugli spot con baci rubati tra donne o tra uomini (che stanno costando ahimè sanzioni pesanti per Dolce & Gabbana in Russia dove il suo spot gender è severamente sanzonato). La moda di domani vorrà ancora tutto questo? Non basta la gioia della ripartenza: ora è necessario capire dove si vuole arrivare e con che treno, aereo o razzo interplanetario alla divulgazione di un prodotto, di un’0idea, di una proposta. Non dimentichiamo gli sforzi disperati di stilisti e manager in cerca di “novità” per agganciare il pubblico prima che scoppiasse il coronavirus. E non dimentichiamo neppure che esistono oggi fenomeni nascenti come le “influenze”: il mito miliardario di Chiara Ferragni, nuovo imprenditore influencer, o la tecnica del consorte Fedez, lanciatissimo nel mondo del business e protagonista di uno dei recenti urli di protesta in TV che ha contribuito a portare al “ribelle” consistenti adesioni finanziarie per il suo budget . C’è del metodo - come direbbe Shakespeare - anche nel gridare spettacolarmente genuino di Fedez e company?
Il mondo della moda sembra essersi soffermato poco sulle recenti dimissioni di Angela Missoni dal ruolo di direttrice creativa della Maison , più attento alla continuità di sempre del brand che ha provveduto a rimpiazzare subito il vuoto stilistico lasciato da Angela dopo trent’anni e oltre di totale dedizione alla griffe di famiglia. La “stanchezza” dell’instancabile figlia di Ottavio e Rosita merita però una lettura più accorta. Angela forse ha capito che le cose stanno cambiando davvero , che “ripartire” è fondamentale me non basta. E ha capito anche che nessuno sa davvero dove andremo a parare . Il lavoro del nuovo corso sarà duro e delicatissimo con la caduta certa di alcuni miti e il sorgere di altri orizzonti, forse finora neanche immaginati. Per continuare a saccheggiare Shakespeare , diciamo con Amleto: “questo è il problema.”
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