Luciana Boccardi
MODI E MODA di
Luciana Boccardi

Slimane per Celine non teme la "maschera di ferro"

Venerdì 23 Aprile 2021 di Luciana Boccardi

Qualche momento di sole la pandemia ce lo concede, per esempio -  nel caso delle sfilate di moda - con l’opportunità di scegliere luoghi inediti, quasi sconosciuti, dove l’asssenza obbligata di pubblico consente di realizzare veri e propri film che hanno come protagonista - con la moda presentata - anche la nostra storia, l’architettura, l’arte. Si può sfilare ovunque con finalità in streaming, in luoghi mai immaginati prima, ovunque la macchina da presa possa riprendere video che poi vedremo a nostro agio sul piccolo schermo.  Questa nuova possibilità ha suggerito alle griffes più importanti private dei famosi mega-shows di volare senza confini, senza necessità di pubblico presente, creando una sorta di nuova corrente di spettacolo che diventa anche una passeggiata nella grande  arte architettonica del mondo, pretesto per una nuova forma di cinema-moda, possibilità di evasone per nuovi talenti della regia prestati alla moda. 

L’ultima sfilata di Celine,  la griffe che più di tutte in un certo senso interpreta il  prestigio di Francia  con quel suo logo che  si ispira alle catene che a Parigi circondano l’Arco di trionfo alla fine dei Campi Elisi -   ci ha portato con la collezione A/I 2021-22  nel superbo castello di Vaux-le-Vicomte   (a sud di Parigi)  spaziando con l’obbiettivo nelle sale superbe, negli anfratti preziosi, ma soprattutto sui famosi  sentieri e viali, lungo specchi d’acqua e laghetti che ci consegnano intatta la vanità del loro ideatore, il famoso Nicolas Fouquè, ministro delle finanze del Re Sole che proprio con la costruzione di questo castello-villaggio, più lussuoso di Versailles e più ricco di qualsiasi dimora principesca dell’epoca , venne condannato al carcere a vita.  Una ripicca del Re Sole  invidioso?  O , come affermano alcuni storici , la rabbia del potente ministro  Colbert  , quello che  alla fine del Seicento mise in atto il famoso “sacco” di Burano per “rapire”  le merlettaie  e sottrarre alla Repubblica di Venezia  i segreti del merletto per  avviarne la produzione in Francia?

Vaux-le-Vicomte  dentro le mura del castello suntuoso è quasi una città nei cui viali si respira ancora la grandeur di Francia legata a nomi divenuti famosi , ed è qui che  Heidi Slimane , stilista di Celine, ha voluto far transitare le modelle con gli  abiti immaginati per la prossima stagione fredda, l’autunno- inverno 2021- 2022  per la Maison francese. Ho parlato varie volte nelle mie recensioni della semplicità che  da più   parti viene ritenuta la nuova via vincente  per la rinascita della moda. Semplicità per corrispondere a una voglia di ritorno alla normalità che sembra pervadere molti settori del pubblico abituato a una moda alta, importante ma in questo momento più propenso a indossare capi in tessuti naturali, con colori  che non strillino, stampe semplici anche se elaborate negli accostamenti. Slimane con Celine ha svolto superbamente questo tema : molte giacche di impronta maschile indossate su camicia di seta chiusa da fiocco, felpe con cappuccio , moti pantaloni in denim o in maglia   con fantasie  classiche  maschili come lo spinato per cappotti sui quali può comparire inattesa e libertina qualche manciata di paillettes. “ Semplice - sostiene la filosofia  di Celine - non vuol dire povero o anonimo ma piuttosto autentico, vero, sincero, portabile. E noi ora di questo abbiamo bisogno”.  

Il freddo viene affrontato con piumini e bomber accompagnati da mini dal taglio sartoriale che si ispira alla moda degli anni Novanta. Una moda “semplice” come la definisce lo stilista che si compiace di sfilare  in quel castello famoso  che  nel suo primo proprietario vede  un nome divenuto famoso nella Francia seicentesca, anche perché Nicolas Fouquet, ministro delle Finanze del Re Sole , che alla costruzione di questo spazio possente emulo di Versailles   dedicò tutte le sue forze e oltre,  e per questo condannato, fu indicato  in seguito  come possibile “maschera di ferro”. Un  personaggio ancora oggi sospeso tra l’incertezza, la leggenda,  intrighi di palazzo a proposito dell’identità assegnata a tanti possibili nomi che dietro quella maschera si nascosero. Tra i più accreditati,   Nicolas Fouquet,  costruttore del castello di Vaux-le-Vicomte,  che persino Casanova nei suoi  appunti  parigini  indicava come dimora appartenuta  alla “maschera di ferro”.   Era davvero Fouquet il misterioso signore seicentesco che sapeva troppo?  

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