La prima ad accorgersi di una tendenza che stava prendendo corpo nel nostro vissuto attuale, è stata Luciana Littizzetto che in una delle sue esternazioni televisive segnalava , a proposito di mutamenti nello svolgersi della nostra giornata, della nostra vita, in questo frangente difficile dominato dalla pandemia in atto, un calo nelle attenzioni di tipo estetico che usualmente riserviamo a noi stesse, prima fra tutti la pratica del reggiseno. “Pare che le donne , segregate in casa, abbiano deciso di rinunciare al reggipetto: un fatto che non può considerarsi rilevante per tutte le magre d’ordinanza, patite di diete o quant’altro, che di quell’oggetto oscuro del desiderio non hanno assoluto bisogno in considerazione del “nulla” da reggere esistente. Diverso l’effetto invece per taglie un po’ più consistenti: la quarta, la quinta, la sesta ... per le quali il reggiseno è un elemento quasi indispensabile per la tenuta estetica e...civile”.
La lettura? Vuol dire che le donne si abbigliano in questo o quel modo solo per apparire , per gli altri? Ovvero ci sarebbe da ritenere che, in mancanza di “pubblico” il proprio aspetto diventa un fattore trascurabile o addirittura eliminabile? Potrebbe essere vero se consideriamo che al di là dell’indumento intimo c’è una caduta di consumi nel settore della bellezza in generale. Ombretti, mascara, matita, tutto ciò che rende i nostri occhi più vivaci, il nostro aspetto più seduttivo, sembra venga trascurato nella toilette femminile quotidiana in tempo di coronavirus. I rari campanelli che suonano nella giornata in una casa in clima di isolamento - raccontano le statistiche realizzate da molte griffe produttrici di prodotti di bellezza - vedono affacciarsi donne acqua e sapone, visi “puliti” ma talvolta un po’ sciapi, abituati come siamo a vederli accesi , valorizzati da un tocco di make up , dal disegno delle labbra sottolineato . Disinteresse per la propria persona? Sciatteria che possiamo consentirci visto che non dobbiamo renderne conto a nessuno? Forse un po’ di malinconia, o addirittura un emergere della verità che ci fa considerare “nessuno” anche i nostri parenti più vicini, anche il compagno di vita, i figli, ma soprattutto noi stesse, mentre “gli altri” sarebbero solo coloro che possiamo incontrare per la strada, in un teatro, in ufficio, ovunque, ma comunque fuori dell’ambito familiare? Probabilmente questa trasgressione nei confronti del trucco, del proprio aspetto, ci obbliga a qualche ripensamento, così come ci consente di valutare con tristezza certe esibizioni senili di giovinezza esaltate dai media, da video mandati in onda su web (vedi recentemente Iris Apfel) che ci propongono l’eternità ridicola di donne che sono state belle, bellissime ma che a novant’anni esigerebbero il piacere della verità sempre più gradito del trucco a oltranza che stravolge volti di quasi centenarie con make up da abbronzatura totale, occhi super-bistrati, ciglia finte, e labbra color carminio. No, a quasi cento anni....è meglio una pelle curata , una acconciatura raccolta, un tocco di cipria delicata , labbra appena toccate da un lip naturale, viso come si dice all’acqua e sapone. Comunque no deciso al rosso per labbra da pasionaria. Ma in ogni caso, l’obbligo di migliorarsi, se non “farsi belle” , sia privilegio, mi piacerebbe dire “dovere” , anche nostro e per chi ci sta vicino.
Ultimo aggiornamento: 12-05-2020 19:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA
MODI E MODA di
Luciana Boccardi
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