Luciana Boccardi
MODI E MODA di
Luciana Boccardi

Parigi: prossimamente in un Museo
l'opera e la vita di Saint Laurent

Giovedì 18 Agosto 2016 di Luciana Boccardi
Si dice  che sarà  l’archivio di moda più grande del mondo: non vi si accede  con facilità in quanto è ancora in fase di strutturazione ma dovrà essere pronto per il 2017 nella sede che ospitò l’attività dello stilista a Parigi, al numero 5 di  Avenue Marceau  per volontà  di Pierre Bergè, socio, compagno di vita e di sogni di  Yves Saint Laurent, amministratore e conservatore di tutto ciò che riguarda  la vita e l’opera dello stilista scomparso.  nel 2008  sfinito da una vita  vissuta border line con il rischio, il piacere di farsi male, la ricerca di estremi  senza confini, inutilmente sorretto con amore  e  dedizione da Pierre Bergè  che  per tutta la vita lo ebbe vicino come  amante  infedele e  inaffidabile, come amico, come quasi figlio da comprendere e da assistere fino  alla fine .
 Nel Museo che si inaugurerà  tra alcuni mesi , tutto risulterà com’era  nel 2002 quando Saint Laurent  presentò la sua ultima collezione . E’ proprio per esaudire un sogno che Yves  accarezzò da sempre che Bergè ha deciso di dare vita al Museo che in fondo il ragazzo d’Algeria (Saint Laurent era nato a Oran nel 1936) si è costruito momento per momento con la volontà di conservare ogni schizzo, ogni dettaglio, ogni abito di tutte le collezioni . Una porta blindata separa l’area dell’atelier dove si  stanno completando i lavori di archiviazione dal resto della palazzina dove fervono i lavori di  strutturazione  architettonica  del prossimo Museo. Superata la soglia per ora proibita al pubblico,  la stanza dove Yves lavorava, il suo mitico atelier,  si  presenta  con gli oggetti che lo stilista voleva sul tavolo, dalle scaramantiche spighe (“portafortuna”) al leone di marmo che raffigurava il suo segno zodiacale, i piccoli bulldog in miniaura (ai quali Yves assegnava sempre lo stesso nome: Moujik), la raccolta di bastoni da passeggio appartenuti a Christian Dior, lo stilista che per primo credette in Saint Laurent  invitandolo  a disegnare nel suo atelier  dove Yves iniziò il suo percorso. C’è  la sedia dove lo stilista sostava sempre irrequieto, qua e là appendini con alcuni dei modelli che hanno fatto la storia della famosa griffe. Il tailleur pantalone, lo smoking al femminile ,le sahariane, il trench –coat: il mondo maschile dell’abbigliamento trasferito con affermazione rivoluzionaria per allora nel guardaroba femminile.  Impossibile toccare i tessuti:  per entrare nel sancta sanctorum è d’obbligo calzare soprascarpe di plastica e grembiuli protettivi per timore di eventuali contaminazioni.
Non c’è traccia nelle sue stanze per ora  (forse sarà presente nel Museo) della vita irrequieta, delle fughe verso abbandoni che lo vedevano in compagnie temibili, tentatori senza scrupoli che rincorrevano la sua voglia di distanza da tutto, alla fine anche dalla vita. Un misterioso colpo di  pugnale lo ferì,   fortunatamente  con conseguenze non mortali ,  durante una delle  notti  vissute  in ambienti  degradati,  in guerra contro la prudenza, contro la ragione, forse contro la vita.
Tra pochi mesi il Museo parigino  dovrebbe aprirsi per riportare come se fosse ancora tra noi il libro di vita del più grande stilista della seconda metà del Novecento. Quando io  lo conobbi era ancora nell’atelier di Rue Spontini dove  Saint Laurent , licenziato da Dior , aveva iniziato la sua carriera, incoraggiato e sorretto da Pierre Bergè, il  mecenate illuminato  che lo avrebbe amato ( e assistito)  per tutta la vita. Ultimo aggiornamento: 14:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA