Luciana Boccardi
MODI E MODA di
Luciana Boccardi

Politica artigiana - Venezia, la luna
e...i turisti

Mercoledì 7 Febbraio 2018
Sono uno dei  pochi Veneziani che resistono nella città che ha subito la peggiore violenza, quella che perviene non da calamità naturali ma dalla volontà spesso inconsapevolmente malvagia dell’uomo. E’ la violenza culturale che si manifesta con l’indifferenza, l’incompetenza, l’incapacità, l’inadeguatezza dei preposti alla tenuta e ai destini di questa città. Ci sono grandi cose da elencare, dalle grandi navi ai canali da scavare (tutti ,  non solo quelli di supertraffico), un servizio di manutenzion  che quando ero bambina ricordo veniva fatto regolarmente  consentendo ai fondali di mantenersi ovviamente più bassi ed eliminando rifiuti e detriti di ogni tipo che oggi popolano il fondo dei nostri canali . Credo che oggi questa operazione,  salvo qualche eccezione riferita semmai a canali di grande traffico, risulti inesistente o  dilazionata da  intervalli annosi  ( e mi piacerebbe almeno su questo fronte venire smentita con dati alla mano)- Siamo alla deflagrazione di alloggi per turisti, alberghi , bed & breakfast, camere e giacigli che popolano persino sale di antiche belle case oggi abitate come ostelli da esseri in transito, negozi (si fa per dire!!!) stipati di cianfrusaglie da basso mercatino, oggetti  falsi venduti sui ponti, sulle fondamente sopra teli stesi  in terra  come “vetrina”;  scomparsi i negozi di vicinato: non abbiamo più fornai, mecellerie, fruttivendoli, edicole, sostituiti da bar, ristoranti, kebab, abiti dozzinali. E non si dica più che i “Veneziani” sono i beneficiari di tutto questo perchè  i titolari di queste imprese  (la cui gestione è a volte affidata a Veneziani) sono “cittadini del mondo (soprattutto del terzo), residenti a Milano, nel Veneto, in Terraferma, in Piemonte, a Roma, in Sicilia, in Francia, in America. Venezia è business con un  turismo che non è corretto definire tale poiché si tratta della presenza di “migranti” , viaggiatori  inquieti che hanno bisogno di errare nel mondo non per guardarlo o per conoscerlo ma per scattare il selfie da pubblicare su Facebook o lasciare qualche ricordo incivile come i lucchetti appesi alle ringhiere dei ponti da dove il servizio urbano deve provvedere a tagliarli ed eliminarli per non appesantire di più quei ponti messi alla prova da passaggi di milioni di visitatori  che ci lasciano anche  qualche “opera d’arte” spruzzata con lo spray su pareti che raccontano secoli di storia . Quei pochi Veneziani, gli ultimi dei “Moicani” ,  che si attaccano a ciò che resta – ed è pochissimo -  della loro cultura, delle loro abitudini, del loro modo di pensare e di parlare, si sentono privati  della loro stessa identità: Venezia si sa non è più neanche un Comune a sé ma  - per decisione presa nel 1926 da Giuseppe Volpi, Vittorio Cini e Gaggia  (la terna che in quegli anni aveva “mani libere sulla città” con la benedizione del Duce)  - deve configurarsi  in un unico Comune con Mestre e Marghera! Uno schiaffo alla storia millenaria che lo stesso Vittorio Cini ha  riconosciuto  più tardi  “un errore sotto il profilo etico e culturale”. Oggi i Veneziani che restano si trovano persino mortificati dal cambio di dialetto   non più veneziano ma veneto, confermato da  insegne, testate,  scritte  (riportate  - senza pudore -  anche da  messaggi ufficiali, negli articoli dei nostri giornali) , insegne e titoli tutti ormai scritti in Veneto e non in Veneziano. Cambiata persino la grafia delle strade: il sestiere di Castello, Castelo, viene scritto senza la “l”, Casteo . Ultima sorpresa di oggi, persino il titolo di un’opera di prosa proposta da Casa Goldoni (che dovrebbe essere la culla del dialetto di Venezia)  riporta la cancellazione della “l”  e  si legge  “Ea stansa dea cipria”  :  sarebbe sufficiente un’occhiata al dizionario veneziano (del quale esistono più  edizioni) per sapere che l’articolo determinato “la”  in Veneziano si scrive proprio  con la “l” che quando precede una vocale ha pronuncia mouillèe (oggi  la “l”  è lettera dell’alfabeto eliminata  dalla grafia  del  nuovo  dialetto  che la sostituisce con  la vocale “ e” ,  realizzando nella lettura che ha gli  accenti aperti la parlata dialettale della Terraferma veneziana).  La bela scuola, sparesele, anguele, gondola, vela,  de la, con la nuova grafia del dialetto in atto diventano “A bea scuoa, sparesee, anguee, gondoa, dea, eccetera, con i suoni tipici di un dialettoi totalmente alterati. Venezia viene cancellata persino dalla storia: si sente dire persino  Repubblica Veneta,  Archivio della Storia Veneta, mentre la storia che si trova ancora negli scaffali onesti ci parla di una Repubblica di Venezia, di un archivio della storia di Venezia.  Il  Veneto c’è, eccome, ma  c’è stata e c’è un po’ ancora  anche Venezia e quando si parla di “storia di Venezia” non si dica storia veneta: la storia è storia, è cultura.
Vivere questa condizione di cittadini di una città cancellata, viva solo per questioni turistiche o di commerci, ovvero vivere un cambio di identità imposto , per noi Veneziani (o ultimi dei Moicani..) non è semplice. Per questo quando ci troviamo di fronte a in iniziative come ad esempio quel giornale utilissimo  prodotto dagli artigiani (Politica Artigiana) dove Venezia viene ancora raccontata con i termini che la configurano, i suoi artigiani veri  vengono valorizzati con un linguaggio consono,  sfogliamo volentieri pagine che ci portano in casa una realtà veneziana  in cui vengono presentati e raccontati artigiani dei vari settori Tra questi fa piacere ricordare un duo – fashion di creativi ad alta caratura:  Arnoldo & Battois che, inseriti a tutto tondo in Venezia,  coraggiosamente hanno deciso di lavorare e vivere nel  capoluogo lagunare , nel negozio laboratorio in Calle dei Fuseri, esportando da Venezia nel mondo idee, bellezza, creazioni di grande attualità e di grande abilità artigianale.
Con  la direzione di Gianni De Checchi ,  da sempre  difensore accanito della venezianità in tutti  i  settori  ( vicedirettore Titta Bianchini ),  testi  di  Claudia Meschini ,  la pubblicazione della Confartigianato veneziana  porta notizie che ci parlano al cuore, ci rassicurano sull’esistenza di una realtà e di una cultura veneziana sia pure ridotta a piccole isole. Ma ci sono isole e isole:  Venezia , quella costruita sull’acqua , con la sua storia millenaria e una cultura irripetibile che ha lasciato segno profondo nel mondo, resta oggi più che mai un’isola unica nella storia dell’ universo.

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