Luciana Boccardi
MODI E MODA di
Luciana Boccardi

MODA SENZA TEMPO al
Metropolitan di New York

Martedì 17 Novembre 2020 di Luciana Boccardi

 

Del  tempo che ci consegna uccellini in   testa ,  cappellini posati delicatamente su trecce immancabili che si arrotolavano  -  esaltate  da  trecce finte che allora abbondavano  -  parla la mostra  “MODA SENZA TEMPO “   (“About time: Fashion and Duration”)   inaugurata al MET di New York   dove resterà aperta fino al prossimo 7 febbraio 2021.

Voluta da Vuitton per celebrare i 150 anni di vita del  museo  newyorkese  dove la moda ha trovato  spazi  importanti per diventare documento di storia, la mostra si snoda  dalla fine dell’Ottocento ai nostri giorni presentandoci le follie, il surreale di certi “modi” di vestire, le esasperazioni come  certi compiacimenti della Belle Epoque  o il gioco facile dell’ebbrezza interpretato dalla moda-charleston.

Negli ultimi decenni dell’Ottocento , mentre nelle sale dedicate ai balli importanti si muovevano  a debita  distanza gonne  rese anche più ampie dalle crinoline, Worth, il famoso sarto parigino, iniziava la sua battaglia per riportare la donna a dimensioni umane, liberare il corpo da torture come i corsetti, o gli stringi -vita che avevano provocato tanti danni .  Pare che il via alla campagna contro  i costumi-tortura  abbia preso l’avvio definitivo  quando una giovane signora elegantissima, due giorni dopo aver partecipato a un  ballo, stritolata da  un busto che rendeva la sua vita talmente sottile da adattarsi alla stretta di un pugno, morì a causa di “due costole che  costrette dal busto avevano trafitto il fegato”.  Fu la goccia che fece traboccare il vaso e iniziarono quei mutamenti  della moda che le stesse donne accettavano con riluttanza. Si sa, la bellezza, in tutti i tempi, ha avuto sempre il sopravvento su tutto, anche sulla salute e sul buon senso.

Con l’arrivo del  Novecento finiva  l’epoca delle maniche immense, talmente grandi da esigere a volte di venire  gonfiate da supporti di piume, o sorrette da lastre di metallo;  finiva il tempo delle mantelline - spesso di cachemire - che coprivano scollature profondissime e   finiva per gli uomini l’obbligo  del frac   che fino allora usato come abito da giorno quasi d’obbligo  sarebbe diventato  un  abito solo per cerimonie , sostituito per la moda da giorno da completi con pantaloni e giacca che  diventeranno la mise maschile in voga ancora oggi.

120 capi: dalla fine del XIX secolo al nostro tempo,  per raccontare  con una scenografia che esalta due orologi  a simboleggiare il “tempo”,  una moda che -  sotto la guida di Nicolas Guesquière (stilista di Vuitton) - i  curatori  della Mostra  considerano anche nelle “ differenze “ affidate a tagli, tessuti, colori.  Non mancano esempi che  sottolineano ad esempio quell’irrompere del nero come colore quasi irrinunciabile per la moda maschile  all’inizio del Novecento, un colore imposto dall’avvento romantico che travolgeva quel tempo inesorabilmente.

Così, fino all’avvento in Italia della moda fascista che valorizzava  le curve femminili in omaggio alla celebrazione della fecondità  raccontata da  fianchi larghi, opimi, spalle forti, seno abbondante.

“Moda senza tempo”  affronta un arco di storia del vestito , iniziando dall’ultimo quarto dell’Ottocento, quando le donne indossavano la crinolina anche per valorizzare la loro figura  e renderla quasi temibile:  difficile - anche per  uomini  tosti  - attaccare  quella fortezza  che era  una signora  in vertugado .    Non sappiamo se tante  interpretazioni che sono state date a modi e mode siano giustificate  o magari eccessive, certo è che un pizzico di sadismo la moda lo ha conservato e lo esalta ancora ai nostri giorni:  fino a  ieri infatti  possiamo dire  -  visto che oggi si tratta di un  trend  già quasi superato  -  la moda  esaltava  scarpe con tacchi  di dodici centimetri   che traducevano  ogni passo della donna che le calzava  in  un atto di sfida alla sopravvivenza.

Ultimo aggiornamento: 10:36 © RIPRODUZIONE RISERVATA