La fantasia degli stilisti rasenta l’arte davvero. Che sia o no merito o colpa del Covid , sta di fatto che la moda si sta muovendo su percorsi totalmente diversificati rispetto a quelli consueti , compatibili con la nuova disciplina di apprendimento digitale ma non privi di invenzione, di fantasia, di cenni passatisti ma anche di proposte rivoluzionarie. Ultimo l’exploit di Dolce & Gabbana che nel presentare la sua Alta Moda per il prossimo anno ha ricostruito un capitolo da “Gattopardo”, allestendo nei salotti del suo palazzo in Corso Venezia, a Milano, una scenografia , anzi , un film del tutto compatibile con immagini di storia del nostro quotidiano riprese un secolo fa ma anche oggi e già pronte per domani con abiti (che diventano costumi) di stretta attualità accanto a ricostruzioni di un’eleganza d’antan. Modelle di ogni età, nipoti, figlie, madri e nonne (forse persino bisnonne) sedute su divani d’epoca, accanto a giovanissime indossatrici, affascinate dai loro capelli grigi, dallo chignon composto, dal collo alla Stuarda tutto plissè. Miniabiti decisi , giovani, piacevolmente contaminati da piume e decori su corpetti aderenti dai quali escono gonne di tulle o pantaloni di velluto. Bella questa ricostruzione senza tempo, un gioco metafisico che i due predatori di bellezza, Domenico Dolce e Stefano Gabbana , hanno realizzato per un 2021 sul quale possiamo per ora solo scommettere.
Se i Dolce & Gabbana si lanciano nella realizzazione di un film , tutto “ieri e doman i”, Raffaella Curiel accetta la sfida più alta con una mostra che analizza il gioco di simbiosi, di fascinazione, di forza che si legge nelle realizzazioni di alta moda ispirate ai grandi dell’arte. A Napoli, nel Museo della Moda della Fondazione Mondragone , fino al 12 marzo del 2021 sarà visibile “Raffaella Curiel: viaggio nell’Arte - A journey into Art” , su progetto espositivo di Donatella Dentice di Accadia, sostenuto dalla fiducia di Mario d’Elia, scelto come messaggio per la ripartenza di una storia dell’arte contemporanea vicina al messaggio di cultura più importante. Da sempre nella moda di Raffaella C uriel si coglie qualche pagina di cultura che si affaccia sotto f orma di “opera da indossare”, il vestito, un cappotto, un tailleur, che realmente interpretano tutti i messaggi , dai più evidenti ai più sottili da cogliere trasmessi dalle grandi opere d’arte.
Con la firma di Curiel abbiamo visto nel tempo collezioni ispirate ora a Klimt ora a Schiele, a Depero, Frida Khalo, Mondrian, ad artisti, a grandi della pittura e della cultura. Dopo questa mostra napoletana, resterà in dotazione del Museo che la ospita un abito donato da Raffaella Curiel, “Panier” dal nome dell’accessorio sartoriale in uso nell’Ottocento per la moda che voleva fianchi e “ lato B “ ben visibili e possenti.
Instancabile sarta - Lella Curiel , come Capucci , preferisce non essere considerata stilista perché il suo compito è creare un abito dal filo al ricamo finale, tutto a mano - oggi, accanto a un pret à-porter sul quale veglia la figlia Gigliola Castellini (a sua volta creatrice dei famosi “curiellini” che non possono mancare nei guardaroba più aggiornati ed eleganti ), pare sia tornata al suo lavoro primario per regalare al mondo opere inventate, amate, accarezzate nei tessuti che sono pagine che raccontano, che parlano...per chi sa ascoltare.
“Chiamatemi sarto e non stilista “ - ha sempre precisato Roberto Capucci a chi intervistandolo lo definiva stilista. Nel giorno del suo novantesimo compleanno, non molti giorni fa, Capucci ha ripercorso nelle interviste e nei video raccolti per l’occasione, tutta una storia di lavoro solitario, difficile, spesso attaccato e bocciato ma alla fine collocato nelle sfere più alte dell’arte legata all’abbigliamento. Primo sarto presente alla Biennale , Capucci chiede a chi lo interroga di non definire le sue opere sculture perché - dichiara con fermezza - sono vestiti , abiti da indossare. E nel mostrare qualche schizzo che ancora gli nasce spontaneo racconta il suo rapporto con un colore speciale, il viola, che - secondo il grande sarto - è colore ambiguo, forte, ingannatore e rivelatore insieme, colore che può stare vicino a qualsiasi altro senza perdere le sue connotazioni vagamente misteriose. Viola è il colore che compare ultimo nell’arcobaleno ed è il primo a scomparire.
Ultimo aggiornamento: 18:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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