Luciana Boccardi
MODI E MODA di
Luciana Boccardi

Dolce & Gabbana per il 2021 - Curiel a Napoli, Capucci: «90! Chiamatemi sarto non stilista»

Sabato 12 Dicembre 2020 di Luciana Boccardi

La fantasia degli stilisti rasenta l’arte davvero.  Che sia  o  no  merito  o colpa del  Covid ,  sta di fatto che la moda si sta muovendo su  percorsi  totalmente diversificati  rispetto  a  quelli consueti ,  compatibili con la nuova  disciplina di apprendimento  digitale ma non privi di invenzione, di  fantasia, di cenni  passatisti ma anche di proposte rivoluzionarie.  Ultimo l’exploit di Dolce & Gabbana che nel presentare la sua Alta Moda per il prossimo anno ha ricostruito un capitolo da  “Gattopardo”,    allestendo  nei salotti del suo palazzo in Corso Venezia, a Milano, una scenografia , anzi , un film del tutto compatibile con immagini di storia del nostro quotidiano riprese un secolo fa ma anche oggi  e  già  pronte per domani con abiti   (che diventano costumi)  di stretta attualità accanto a ricostruzioni  di un’eleganza d’antan.   Modelle  di ogni età, nipoti, figlie, madri e nonne (forse persino bisnonne) sedute su divani d’epoca, accanto a giovanissime indossatrici, affascinate dai loro capelli grigi, dallo chignon composto,  dal collo alla Stuarda tutto plissè.  Miniabiti   decisi , giovani,  piacevolmente contaminati da piume e decori  su corpetti aderenti  dai quali escono gonne  di tulle o pantaloni di velluto. Bella questa ricostruzione senza tempo, un gioco metafisico che i due predatori  di bellezza, Domenico Dolce e Stefano Gabbana , hanno realizzato per un 2021 sul quale possiamo per ora  solo  scommettere.

Se i  Dolce & Gabbana si lanciano nella realizzazione di un film , tutto “ieri e doman i”,  Raffaella Curiel accetta la sfida  più alta con una  mostra che analizza il gioco di simbiosi, di fascinazione, di forza che si legge nelle realizzazioni di alta moda ispirate ai grandi  dell’arte.   A  Napoli, nel  Museo della Moda  della Fondazione Mondragone ,  fino  al 12 marzo del 2021 sarà visibile  “Raffaella Curiel:  viaggio nell’Arte - A journey  into  Art”  , su  progetto   espositivo di Donatella Dentice di Accadia, sostenuto dalla fiducia di Mario d’Elia,  scelto come messaggio per la ripartenza  di una storia dell’arte contemporanea  vicina al messaggio di cultura più importante. Da sempre nella moda di Raffaella C uriel  si coglie qualche pagina di cultura che si affaccia sotto f orma di  “opera da indossare”,    il vestito, un cappotto, un tailleur, che  realmente interpretano   tutti i messaggi , dai più  evidenti  ai più sottili da cogliere trasmessi  dalle grandi opere d’arte.

Con la firma  di  Curiel abbiamo visto  nel tempo collezioni ispirate  ora a Klimt ora a Schiele, a Depero,  Frida Khalo,  Mondrian, ad artisti, a grandi della pittura e della cultura.   Dopo  questa mostra  napoletana, resterà  in dotazione del  Museo  che la ospita un abito donato da Raffaella Curiel, “Panier” dal nome dell’accessorio sartoriale in uso nell’Ottocento per la moda che voleva fianchi e “ lato B “  ben  visibili e possenti.

Instancabile sarta  - Lella Curiel ,   come Capucci ,    preferisce non essere considerata stilista perché il suo compito è creare un abito dal filo al ricamo finale, tutto  a mano  -  oggi, accanto a un pret à-porter  sul quale veglia la figlia Gigliola  Castellini   (a sua volta creatrice dei famosi  “curiellini” che non possono mancare nei guardaroba più aggiornati ed eleganti ),  pare sia tornata al suo lavoro primario  per  regalare al mondo opere inventate, amate, accarezzate nei  tessuti che sono  pagine  che  raccontano,  che  parlano...per  chi sa ascoltare.  

“Chiamatemi  sarto e non stilista “ - ha sempre precisato  Roberto Capucci a chi intervistandolo  lo definiva stilista.  Nel giorno del suo  novantesimo compleanno, non molti giorni fa, Capucci ha ripercorso nelle interviste e nei video  raccolti per  l’occasione, tutta una storia di lavoro solitario, difficile, spesso attaccato e bocciato ma  alla fine collocato nelle sfere più alte dell’arte  legata all’abbigliamento. Primo sarto presente alla Biennale , Capucci  chiede a chi lo interroga di non definire le sue opere sculture perché - dichiara con fermezza - sono vestiti , abiti  da indossare.  E nel mostrare qualche schizzo che ancora gli nasce spontaneo  racconta il suo rapporto con un colore speciale, il viola, che  -  secondo il grande sarto   - è colore ambiguo, forte,  ingannatore  e rivelatore   insieme, colore che può stare vicino a qualsiasi altro senza perdere le sue connotazioni  vagamente misteriose.  Viola è il colore che compare ultimo nell’arcobaleno  ed è il primo a scomparire.

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