Luciana Boccardi
MODI E MODA di
Luciana Boccardi

D e G : IL RAVE PARTY DELLA MODA
A VENEZIA

Lunedì 6 Settembre 2021 di Luciana Boccardi

“Soldi, soldi, soldi, tanti soldi, lodati siano i soldi......: era una canzone in voga negli anni Cinquanta, quando la ricchezza che prima era una dimensione quasi astratta per i più, non discutibile, cominciava ad affacciarsi con possibilità di imitazione. Sembrare ricchi era già un passo avanti verso un mondo nuovo popolato di benessere da vedere, lusso da raccontare, denaro da spendere, non importa come, da accumulare senza chiedersi “come nasce”. Non so se sia stata pubblicata una storia della ricchezza ma sarebbe interessante conoscerla perchè ha avuto vari passaggi, interpretazioni diverse. Finito a Venezia il “rave party” di lusso della moda - con finale quasi teatrale imposto da un improvviso temporale fuori regia - mi soffermo sulla moda, tema di una kermesse meritevole di qualche considerazione fuori business! . Negli annunci dei maggiorenti della città ovviamente si era sottolineata la portata finanziario-turistica legata a una spettacolarità coinvolgente e produttiva per varie categorie di veneziani. Una parata nel nome della moda, ma estesa al mondo artigiano, alla ristorazione, ai servizi allertati per inseguire un programma pirotecnico che sotto il profilo finanziario ha portato sicuramente beneficio. Su questo fatto ineluttabile e sempre prezioso per le casse cittadine non c’è nulla da eccepire. “I soldi non hanno carta d’identità”- pensa e dice una fascia di “intenditori” disposta a molto , ma non tutti sono di quel parere. Io parlo da veneziana ma soprattutto da critico di moda - quale mi vuole il mio mestiere - e non posso evitare di sottolineare che in questi tre giorni di sballo suntuoso, “moda” ne ho visto poca, travolta dal sovrapporsi quasi casuale del “tanto”: tanti colorii, tanti dettagli provenienti dalla bellezza dei nostri vetri di Murano, dai tessuti d’arte con la firma autorevole di Bevilacqua, dalle suggestioni di Mariano Fortuny, ripresi e usati in sovrabbondanza casuale, quasi come omaggio da improvvisare - si direbbe - - all’iconografia più cartolinesca della città. Forse, se una parata come questa indirizzata a inseguire tre giorni di stupore, di abbondanza, di ricchezza, fosse stata realizzata dai grandi artigiani veneziani, con lo spirito che anima ancora e sempre le creazioni nate sotto la luce di questo sole, sarebbe emersa una bellezza autentica, quella che esige un linguaggio colto , preparato, che se ne infischia di stupire ma che vuole piacere, coinvolgere senza ricorrere alla sontuosità di abiti realizzati dalla fata di “Cenerentola”. Tanto, tanto.. di più... cento metri, duecento, un chilometro di taffetas, due di seta, tre di chiffon... Questo sembravano raccontare abiti suggeriti da un improbabile Carnevale che sembravano fare il verso alle creazioni d’arte vera, di assoluta eleganza proposte per il nostro Carnevale metti da una Antonia Sautter, stilista che ha dedicato all’interpretazione ludica dell’eleganza la sua attività - o i costumi di Stefano Nicolao che parlano il linguaggio di una Venezia colta. La dimensione del “quanto” in questi giorni si è imposta sul grande asssente, il “come”. Venezia ha bisogno di tutto, è un fatto, ma soprattutto ha bisogno di qualcuno che sappia indirizzare gli eventi ospitati verso altezze non misurabili solo con il metro dell’opportunità. Pensare ai soldi “che fanno stare a piedi caldi come un pascià” ( raccontava la canzone) , non deve far dimenticare che Venezia possiede la forza di un modo di vivere, di sentire , di proporsi che parla ben oltre i suoi stessi monumenti attraverso una storia del pensiero, della bellezza, la cultura dell’eleganza che nasce dentro e non chiede di stupire, non cerca lo sballo. Certo, ognuno fa quello che può, non si può pretendere oltre, ma limitare gli eccessi , le esagerazioni, il tanto per il tanto , l’ èpater les bourgois, come nei recenti tre giorni firmati, si può, si deve. Questo mi suggerisce la visione degli abiti , dei prodotti per la casa, dei gioielli presentati con una carica dei Seicento mirata a distrarre dalla qualità. Da apprezzare veramente però l’ umiltà intelligente esibita dai due autori di questo “rave” della moda, Domenico Dolce e Stefano Gabbana, che hanno riconosciuto a Venezia la realtà internazionale che la vuole città che conferisce qualità e valore agli eventi che la eleggono come location e non viceversa come troppo spesso accade.

Ultimo aggiornamento: 07-09-2021 14:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA