Pasqua è passata: non si sa se a torto o a ragione ma stiamo cercando piano piano di tornare almeno a una parvenza di normalità con la riapertura di alcuni negozi alla quale seguirà quella di tutti i punti vendita , compresi ovviamente quelli dedicati alla produzione di abbigliamento in generale.
La moda in queste ultime stagioni - parliamo prima della pandemia che ha colpito il mondo - stava vivendo una sorta di “agonia positiva”, nel senso che faceva i conti con un clima che lasciava intuire molte perplessità. Sia dal punto di vista produttivo che creativo il mondo della moda aveva cambiato un linguaggio che , combattuto tra l’assecondare capricci e volubilità stilistiche al suo interno, si presentava suscettibile di un mutamento radicale di “sistema”. E questo riguardava non soltanto la produzione sempre più sdoganata dai ritmi di sempre che riconoscevano il cambio di stagioni ma incalzata dalla necessità di proporre sempre novità, fino a dover organizzare sfilate - spettacolo (le sfilate cruise) a pochi giorni quasi dalle Fashion Weeks che non bastavano più a coprire l’esigenza di nuovo ad ogni costo. Le proposte “cruise” destinate praticamente a privilegiare un “pronto” moda per la stagione imminente hanno rivoluzionato i tempi normali di lavorazione incalzate dalla necessità di tenere testa a un tipo di distribuzione inconsueta , affidata quasi essenzialmente all’impatto mediatico, pronta a volare in rete per bruciarsi nel giro di qualche settimana. Ora, a causa della pandemia che sta colpendo il nostro pianeta intero, il sistema ha subito il più pesante contraccolpo e le Maison si trovano a fare i conti con il tempo di risalita, il mercato che si proporrà a contagio spento.
Molte le domande, le riflessioni: ma avranno voglia dopo mesi di suspence di pensare a un abitino nuovo, a una giacca o a u n cardigan per la stagione tiepida che avanza? E’ un interrogativo che tra lo stupore universale non si sono posti in Cina dove Hermès comunica di aver incassato nel primo giorno di riapertura dopo Pasqua della sua boutique a Guangzhou, una delle città più ricche della Cina meridionale, 2.7 milioni di dollari. Oggetti del desiderio? Borse preziosissime (come la “Birkin” tempestata di diamanti), scarpe dell’ultma cllezione, indumenti in pelle, oggetti per la casa.
Chi ha detto che il coronavirus avrebbe avuto ragione della vanità?
Ultimo aggiornamento: 16:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA
MODI E MODA di
Luciana Boccardi
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