MILLERUOTE di

Leclerc, una pole da favola: a Melbourne mette in fila le Red Bull

Domenica 10 Aprile 2022 di Giorgio Ursicino
Charles Leclerc con la sua Ferrari durante la cavalcata trionfale a Melbourne

Il solito duello di questo inizio di stagione. Ferrari contro Red Bull. O, questa volta, Leclerc contro gli indiavolati “bibitari”. Eh sì, oggi Maranello dovrà giocare con l’attacco ad una sola punta, mentre la squadra austriaca avrà entrambe le cartucce per tentare di impallinare il “predestinato”. Soprattutto con le tattiche e le strategie di gara che, quando sei in inferiorità numerica, possono diventare vere montagne da scalare. L’appellativo del monegasco sembra sempre più azzeccato: quando c’è l’occasione, un colpo solo, Charles non sbaglia. Mai. Ha una velocità innata nel giro secco ed una straordinaria capacità di mettere insieme le manovre più pregiate in modo da tirare fuori sempre il coniglio dal cilindro. E non è facile se non sei geneticamente predisposto. Doti che, attualmente, possono vantare solo il Re Nero, sette volte iridato, ed il neocampione del mondo super Max.

Al fresco dell’autunno australiano, il pupillo di Mattia Binotto si è superato, mettendoci moltissimo del suo nel giro finale che gli è valsa una straordinaria pole. Erano 15 anni che un ferrarista non scattava in pole al GP d’Australia e il protagonista (Kimi Raikkonen) quell’anno acciuffò pure il Mondiale. I commissari a fine gara hanno ascoltato il pilota per aver effettuato un giro di rientro troppo lento, ma lo hanno “assolto”. Dire che il tipo di tracciato era favorevole alla Red Bull forse è un po’ azzardato: i bolidi 2022 sono ancora sconosciuti per tentare il pronostico. Per sua stessa ammissione, però, il ragazzo ha dichiarato: «Certo che sono contento, nell’assalto finale credo di essere stato bravo. Delle prove, però, non ero così soddisfatto, ho avuto la conferma che su questo tracciato non mi trovo istintivamente a mio agio». Per fortuna, altrimenti avrebbe demolito il cronometro.

Oggi alle spalle della Rossa si avvieranno Verstappen e Perez e forse, al di là delle magie di Leclerc, è vero che le monoposto di Christian Horner a Melbourne si trovano bene. Per capire cosa è veramente successo a tenere le Rosse tanto lontane bisogna ascoltare Sainz. Quando si spegnerà il semaforo, infatti, sarà solo in quinta fila, ultimo fra quelli che hanno concluso la Q3: «Nel momento che contava è andato tutto storto. Un disastro. Peccato, la macchina era ottima, io stavo lavorando bene e potevo lottare per la pole. Il primo tentativo è abortito perché è uscita la bandiera rossa proprio quando stavo tagliando il traguardo. Il tempo non lo so, ma l’impressione è che il giro fosse buono. Al nuovo via la mia SF-75 ha fatto le bizze per accendersi, ho perso tre minuti, non ho potuto fare il doppio giro di lancio per scaldare le coperture. Con le gomme fredde è come guidare sul ghiaccio su una pista da 245 km di media oraria. E già tanto che non ho assaggiato qualche muretto...».

Carlos non è il più affranto. A fianco a lui in griglia si sarà Fernando Alonso che invece la sua Alpine a baciare le barriere l’ha portata: «Potevo fare la pole. O almeno partire fra i primi tre. Ma c’è stato un problema. No, non avevamo cose nuove, l’auto si è adattata al circuito». Al solito, gelido Verstappen: «Charles ha fatto un gran giro, io mi sono accorto di non essere stato impeccabile prima di guardare il tempo. In gara può essere diverso: noi siamo due e la Red Bull va meglio sul passo, quando le Pirelli vanno perfettamente in temperatura». Con poco più di venti gradi non è stato facile tanto che nessuno ha osato di provare con pneumatici più duri dei rossi. C’è il rischio che diventi congenito il “porpoising” visto che alla terza tappa nessuna monoposto ha dato segnali di guarigione. Serve più tempo o le nuove regole non hanno considerato a sufficienza il problema?

Sul dritto, in piena velocità, le auto saltano come canguri. A Melbourne è tornata a “pompare” anche la Ferrari che nelle gare precedenti sembrava messa meglio degli altri sulla strada per domare l’inconveniente. Andando avanti gli ingegneri si sono accorti che alzare la monoposto non può essere la soluzione perché se non si viaggia sfiorando l’asfalto non si genera l’“effetto suolo” che funge da ventosa. Chi ci rimette sono i piloti frullati come un frappè. Per i cinque chilometri di qualifiche si può resistere, sui 300 della gara cambia completamente approccio. Vedremo. Quasi mezzo secolo fa avevano risolto il problema con le “minigonne” che sigillavano i tubi “Venturi” non facendo uscire dai lati neanche una spiffero d’aria. Adesso, però, sono vietate e il contatto con il suolo si può cercare solo con le sospensioni che, però, non possono essere attive. Un bel rebus.

Ultimo aggiornamento: 19:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA