MILLERUOTE di

Binotto all'attacco: «Non firmo per il secondo posto, in Bahrain per vincere. La nuova Ferrari è nata bene»

Mercoledì 16 Marzo 2022 di Giorgio Ursicino
Mattia Binotto, il Team Principal della Ferrari

Tira una nuova aria. C’è più decisione, consapevolezza, fiducia. Nei propri mezzi e nell’enorme lavoro fatto in fabbrica. Il tutto in un’atmosfera di grande rispetto per gli avversari e per lo sport che, alla fine, premierà solo uno. Gli altri resteranno con l’amaro in bocca, quantomeno insoddisfatti. I primi messaggi del nuovo corso li hanno lanciati i piloti, ragazzi rampanti anche se poliglotti super professionali. Adesso tocca lui, il Team Principal, l’unico in giro che ha l’esperienza anche di direttore tecnico, conosce la F1 come pochi altri e lavora in Ferrari da quasi trent’anni. Lui, l’Ingegnere, deve dire come tiene la rotta la nave.

Domenica sera in Bahrain, quando da noi sarà pomeriggio, scatterà il primo gran premio della stagione 2022. Quella della nuova era, in grado di offrire un’eccellente chance di rivincita per tutti coloro che nell’ultimo periodo hanno brindato poco, assistendo ai trionfi Mercedes e, un po’, anche Red Bull. È Mattia Binotto ad avere l’onore-onere di cavalcare il Cavallino nella corsa ad un Mondiale che sfugge dal 2007. Tre lunghi lustri un filo amari. Come al solito affabile, ma ancora più determinato, pone l’asticella parecchio elevata. Inoltre, con fare sempre tranquillo e senza alzare i toni, chiarisce che tutti dovranno rispettare le regole.

Firmerebbe per un secondo posto a Sahkir?

«No. Sinceramente no. Penso che le nostre ambizioni debbano essere altre. L’obiettivo quest’anno è competere, lottare sempre per vincere. Quindi in partenza non posso firmare per la piazza d’onore. Questo non significa che ho la presunzione di dire che non sarebbe un risultato soddisfacente, ma dobbiamo batterci per il meglio».

Sembra soddisfatto dei risultati dei test.

«Lo sono per il lavoro svolto. Abbiamo a che fare con monoposto completamente nuove che utilizzano concetti differenti. Era fondamentale girare il più possibile per accumulare chilometri e dati che consentano di correlare il comportamento in pista con i nostri risultati di simulazione. Questo siamo riusciti a farlo molto bene, il confronto è risultato ottimo, le cose previste si sono verificate. È importante durante la stagione sapere che il lavoro che svolgi in sede avrà un fedele riscontro in pista».

Come siete messi con il “saltellamento” che sta infastidendo tutti?

«Direi bene, a Sahkir lo abbiamo quasi risolto. Non era previsto, od è stato sottovalutato, perché è un fenomeno aerodinamico che compare a 250/270 orari, mentre in galleria del vento si può andare fino a 180. Noi, però, qualcosa avevamo intuito, visto che abbiamo affrontato il problema già al secondo giorno di Barcellona. Abbiamo irrigidito il fondo, la Fia ha autorizzato un nuovo tirante in Bahrain che avrà l’ok definitivo prima della gara. Se saremo a posto su tutte le piste lo vedremo, penso che dovremo aspettare 4 o 5 corse per non parlarne più».

Resti critico su alcune soluzioni adottate dalla concorrenza?

«Sì, la soluzione degli specchietti della Mercedes mi sembra contro lo spirito del regolamento. O almeno non coerente con quando sostenuto finora. I supporti devono avere una funzione strutturale e non aerodinamica e, se ce l’hanno, deve essere accidentale. Secondo me lo scopo primario di quella scelta tecnica è aerodinamica. Ora inizierà una discussione, un confronto. Dove poterà non lo so».

Siete contenti della nuova power unit? Adesso va congelata per 4 anni.

«Si, ma è presto per dirlo con certezza. La potenza del motore è una stima, anche se può essere abbastanza precisa, ma servono più dati. Lo scorso anno ci mancavano 20-25 cv rispetto ai migliori. Per vedere come la macchina si comporta attraverso il Gps bisogna conoscere le condizioni e cioè il peso. Questo, in stagione, durante si può fare: nelle qualifiche sono tutti vuoti di benzina, in partenza hanno tutti 110 chili. Nei test è diverso, non c’è alcuna certezza. Comunque pensiamo di aver recuperato tutto lo svantaggio e di essere magari un po’ davanti».

Cosa vi preoccupa di più per la stagione che dovrete affrontare?

«Della SF-75 non sono preoccupato. Abbiano fatto buoni test, secondo me saremo competitivi domenica. Quanto non lo so. Ho visto la Red Bull molto forte e Verstappen pure, chissà se saremo avanti o dietro, ma in ogni caso di poco. Per vedere il vero potenziale delle auto bisognerà attendere alcune corse. Mi preoccupa, invece, lo sviluppo e non certo perché non ho fiducia nella squadra. Quest’anno c’è il budget cup, una variabile nuova e sarebbe un peccato che influisse sui risultati. Christian Horner ha lanciato l’allarme».

C’è qualcosa che hai visto che ti ha fatto sobbalzare?

«No, anche se mi ha piacevolmente sorpreso la differenza di scelte che hanno fatto i vari team. Questo non me l’aspettavo».

Ci saranno reclami all’inizio?

«Non credo. Le monoposto sono tutte regolari. Non ci saranno ricorsi, ma richieste di chiarimenti. La lettera delle norme, per come è scritta, è rispettata. Parliamo di “spirito”. Nel 2018 i nostri specchietti attaccati all’Halo erano regolari, ma dopo alcune corse la Fia ce li fece togliere. Sono direttive tecniche».

Vi preoccupano i molti cambiamenti in Federazione?

«No. È vero sono cambiati alcuni ruoli. Ma sono tutte persone dell’ambiente che sono preparate e già si conoscono. Compreso il nuovo Presidente».

Oltre al “proposing”, c’è il problema del bloccaggio delle gomme anteriori. Sembrate quelli messi meglio.

«Anche questo è un aspetto comune, le monoposto sono basse e molto rigide. Abbiamo fatto il nostro lavoro, ma non credo che abbiamo capito le gomme meglio degli altri. Non ci siamo impegnati per vincere la prima gara, ma per ottenere il meglio durante tutta la stagione».

Quale area della vettura sembra migliore?

«Queste auto ad effetto suolo sono particolarmente efficienti sul veloce. Sul lento vanno un po’ in difficoltà. Noi nel terzo settore a Montmelò che è di questo tipo siamo andati molto bene. È quella un’area dove ci può fare la differenza».

Ci sarà un dominio?

«Non credo. Le prestazioni delle varie vetture convergeranno ed anche le differenze fra i team mi sembrano assottigliate. Ho l’impressione che il nuovo regolamento stia centrando gli obiettivi che si era dato».

Quale dei vostri piloti si è adatto meglio alle novità?

«Penso che Charles abbia trovato alcuni punti di contatto con la F2 con cui ha vinto il Campionato. Ma Carlos si è adattato in fretta. Tutti i piloti, non solo i nostri, hanno un livello molto alto, non impiegano molto per assimilare i cambiamenti».

Avevate pensato a qualcosa di simile alla Mercedes. Perché lo avete scartato?

«Quando si ha la possibilità di partire da un foglio quasi bianco, sono altre le scelte fondamentali: il passo, la posizione dei radiatori, lo schema delle sospensioni. Per noi il compromesso migliore era quello che abbiamo scelto. Comunque il 90% delle performance dipendono dal fondo che è molto vincolante. La differenza si può fare sopra, ma parliamo di 1 o 2 decimi».

Ultimo aggiornamento: 17-03-2022 11:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA