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E Natalie Portman disse: «Così ho portato al cinema il capolavoro del mio amico Amos Oz»

Venerdì 28 Dicembre 2018
Un anno fa Natalie Portman ci aveva raccontato della sua amicizia con Amos Oz, lo scrittore israeliano appena scomparso, in occasione dell'uscita nelle sale italiane del film "Sognare è vivere", tratto dal suo capolavoro "Una storia di amore e di tenebra". 

Un soggetto non facile, per la sua prima esperienza da regista. Ma di certo scelto col cuore. Perché il libro autobiografico in cui Amos Oz racconta l'arrivo dei suoi genitori nella terra promessa ebraica, la nascita dello Stato d'Israele e il progressivo sprofondare nella pazzia di sua madre Fania, è di certo un libro di grande spessore, ma anche molto impegnativo da affrontare sul set. Presentato in prima mondiale a Cannes, "Sognare è vivere" riesce a trasporre, in un'atmosfera rarefatta e densa d'incognite (tra amore e tenebra, appunto), uno dei romanzi più significativi dell'autore.

Miss Portman. Perché ha scelto proprio questo libro per la sua prima esperienza da regista? Cosa le è piaciuto del romanzo? E perché ha scelto di girarlo nella lingua originale, l'ebraico?
«Ho amato molto il libro, è una storia incredibile. La prima cosa che mi ha colpita è stato il rapporto tra il ragazzo e sua madre e ho trovato molto toccante come lei plasmi questo personaggio destinato a diventare un artista, questo in primo luogo, e poi credo che la lingua ebraica contenga così tanti misteri, e sia così potente e bella per raccontare una storia del genere».

Ha ritrovato nel libro, in parte, anche se stessa?
«Naturalmente ho sentito storie sulla mia famiglia arrivare negli anni Trenta in Palestina, sui miei nonni; mi hanno raccontato tante cose, mentre crescevo qui in Israele».

Come è stato calarsi nel ruolo della madre di Oz?
«È stato meraviglioso interpretare questo personaggio che Oz descrive in maniera così perfetta nel libro. Questo suo modo di parlare romantico, melanconico, che ha creato»

La sua interpretazione era molto toccante.
«Grazie»

La cinepresa ci mostra, in alcune occasioni, la realtà vista dagli occhi del ragazzo: è stata un'idea sua?
«Ho pensato tanto a - come posso spiegarmi? - come inventare un intero mondo o ricrearlo stando in un mondo diverso (ride, ndr); l'idea di mettere l'attore sotto il tavolo e di mostrare la realtà dal punto di vista del bambino, dai suoi occhi, è stata meravigliosa da inserire».

È vero, come si dice nel film, che l'unico modo di mantenere un sogno vivo, senza delusioni, è evitare di realizzarlo? Vale anche per lo Stato di Israele, alla cui creazione si assiste nella storia?
«C'è qualcosa di vero. Ciò che si sogna tende ad essere sempre più grande della realtà: il sogno ti consacra, mentre la realtà è banale. È normale che un sogno diventato realtà risulti essere, secondo me, in qualche modo deludente, ma una cosa bella che Oz dice, applicabile sia alla politica che alla vita personale, è che quando immagini qualcosa, non pensi alle difficoltà che inevitabilmente si incontreranno».

Nel film si dice anche che in ogni stanza si possano trovare sia l'inferno che il paradiso. Questo vale per tutti noi?
«Credo che sia vero, sia che si mostri gentilezza oppure no: abbiamo dentro di noi il potere di creare il paradiso così come l'inferno nelle nostre vite».

È molto amica di Oz?
«Conosco Oz ormai da molti anni»

Sta pensando già al prossimo film da regista?
«Non ancora ma mi piacerebbe molto tornare a scrivere. Non ho abbastanza tempo».

Meglio essere attrice o regista?
«Sceglierei entrambe le possibilità, è una buona combinazione, perché dirigere un film è una tale impresa, devi prestare attenzione a tante cose, mentre recitare lo si può ridurre ad una cosa: devi solo restringere la tua visuale».

Qual è il ruolo che ha amato di più? La ballerina de Il cigno nero? Jackie?
«Non so quale sia il mio personaggio preferito, ma recentemente Jackie è stata sicuramente un'esperienza incredibile, così come lo è stato lavorare con un regista del calibro di Pablo Larraín».

Dove si sente a casa? In Israele? A Parigi con suo marito, il danzatore Benjamin Millepied, e i suoi figli? In America?
«Mi sento bene in molti posti, ma di certo mi sento veramente a casa quando sto con la mia famiglia». Ultimo aggiornamento: 21:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA