Chiara Pavan
CHIARA LETTERA di
Chiara Pavan

"Il teatro vive solo se brucia": Zuin
in viaggio con la famiglia Carrara

Lunedì 8 Maggio 2023 di Chiara Pavan
"Il teatro vive solo se brucia", nuovo lavoro del regista Marco Zuin dedicato alla famiglia Carrara

Una fiamma, impossibile da catturare: accende lo sguardo, trasforma ciò che sfiora, sfugge alle gabbie. Il teatro è così, libero e mai uguale a se stesso. «Il teatro deve bruciare, come brucia la passione negli occhi di chi lo fa». Marco Zuin si affida alle parole di Titino Carrara, ultimo erede di una celebre famiglia di teatranti girovaghi da 10 generazioni, per “accendere” di vita il suo nuovo documentario, “Il teatro vive solo se brucia”, emozionante epopea dei teatri viaggianti in Italia ma soprattutto dell’incredibile famiglia Carrara, vero e proprio pezzo di storia del teatro popolare. Il regista trevigiano, pluripremiato per “La sedia di cartone”, “Niente sta scritto” e il recente “Edith”, arriva in sala con questo lavoro prodotto da Ginko Film e sostenuto anche dalla Veneto Film Commission e dalla Piccionaia, con un’anteprima al Cinema Odeon di Vicenza lunedì 8 maggio (alle 20.45), e quindi in tour (il 9 all’Italia Eden di Montebelluna in collaborazione con il Cineforum Gagliardi e CombinAzion; il 10 all’Esperia di Padova, l’11 all’Edera di Treviso insieme a Tema Cultura, il 22 maggio al Cinema Giorgione di Venezia alle 20.30, il 24 al Busan di Mogliano (alle 17.30 e 21) e il giorno dopo, il 25, al Dante di Mestre alle  21).

IL VIAGGIO

Con la voce narrante di Andrea Pennacchi e grazie ai ricordi dei fratelli Titino, Armando e Annalisa e della madre Argia Laurini, la prim’attrice che dominava la scena accanto al marito e capo compagnia Masi, Zuin si avvicina alla famiglia Carrara con lo sguardo curioso di chi ama le belle storie poco raccontate. «Ho cominciato vedendo gli spettacoli di Titino, e ho capito che c’era molto da scoprire. Non è solo la storia di una famiglia, anzi, di una famiglia d’arte, ma anche quella del nostro teatro e dell’Italia». Un viaggio nel tempo che spazia dal paese rurale di fine secolo scorso a quello industrializzato del dopoguerra, che si affida a materiali unici, da vecchie foto e filmati «come “100 di lire di teatro” di Enzo Luparelli, poi un’intervista inedita del 2007 a Masi Carrara, «al capo» come lo chiama Titino nei suoi spettacoli, realizzata da Miriam Marini». I Carrara arrivano dovunque, anche nei luoghi più distanti: una famiglia particolarissima, tenace, «in cui tutti sanno fare di tutto, capace di montare un enorme teatro di 500 posti, e in base alla riposta del pubblico, stare due mesi nella stessa piazza, ogni sera con uno spettacolo diverso». È un’epoca gloriosa del teatro popolare che si spegne con l’arrivo della televisione. Ma loro non si perdono d’animo, smontano quel teatro di 500 posti fatto tutto a mano perchè, dicevano, «il teatro non si vende e non si lascia marcire in un magazzino, meglio bruciarlo», e si reinventano come interpreti della grande tradizione della commedia dell’arte, trovando “casa” nel vicentino. E Argia, classe 1930, prima donna a vestire i panni di Pantalone, ricorda ancora i testi che portava in scena, «alla fine su quelle quattro tavole io mi sentivo una regina».

IMPERFEZIONE

Ecco allora che il film vive anche di quella “nobile imperfezione” di cui è pieno il teatro viaggiante dei Carrara. «Abbiamo usato questi documenti filmici di provenienze diverse, come pellicola, pezzi di repertorio, il digitale, il minidv dell’intervista, e poi il materiale fotografico animato dallo studio Magoga: tutte queste cose si mescolano dando sapore» e corpo a una famiglia speciale, in grado di fiutare il pubblico ancor prima di andare in scena. «Capivano gli spettatori- spiega Zuin- E andavano loro incontro proponendo repertori capaci di regalare emozioni. In loro ho percepito l’arte di arrangiarsi nel senso più nobile: sapevano mischiare più cose, e fare dell’imperfezione un’arte, utilizzando i materiali a disposizione: dai fondali di carta dipinti a mano alla giubba usata per Shakespeare o per un soldato. Tutto partiva dalla fantasia». Comprese le maschere, arrivate dopo, «proseguimento di una grammatica imparata sin dalla nascita, dalla capacità di recitare con gli altri».

I PERSONAGGI

Titino, e con lui Armando, sa impadronirsi del pubblico con uno sguardo. Annalisa, creativa e sensibile curatrice di cartelloni teatrali, intuisce “a pelle” la risposta degli spettatori dal loro respiro. «I Carrara hanno davvero segnato la storia del teatro: sono andati in giro per il mondo, hanno avuto grandi soddisfazioni professionali, tagliando primati. Hanno insegnato Arlecchino anche in Giappone». La loro grande lezione? «Il senso di libertà, di vita e lavoro mischiati, carne e sangue - chiude Zuin - Questa “ibridazione” fatta di vite che si mescolano: ognuno di loro è nato in posti diversi, il che narra anche la storia dell’Italia e anche del mondo. Chi si sposta porta il suo e si mischia con altro».

Ultimo aggiornamento: 17-05-2023 20:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA