Ora ci sono un nome, un cognome, un atto di fermo, ma non ancora un motivo.
Ci sono cose che restano apparentemente inspiegabili. La Pampana, che lavorava nel bar “Moderno” di Tivoli, in piazza Rivaroli, ha lasciato che sul suo profilo Facebook apparisse questo post. «A volte devi ballare con il diavolo per uscire dall’inferno». Non risulta che abbia avuto problemi di tossicodipendenza. Non ha precedenti penali di alcun tipo. È stata residente a lungo a Tivoli, ma dal giugno del 2020 è nelle case popolari di via Campolimpido a Villanova. È una cittadina italiana come tante. Eppure la Asl di zona, la Rm5, interpellata a voce, ricordando le norme sulla privacy, dice di non poter rivelare se la donna sia tra le persone registrate da una azienda sanitaria pubblica, sotto il controllo dello Stato.
I carabinieri conservano la riservatezza. La Procura di Tivoli idem. Un comunicato di poche righe nel pomeriggio di ieri ha annunciato il fermo di Diego Pampana. Non viene neppure detto dove verrà portato in carcere. L’accusa, ovviamente, è di tentato omicidio. Movente sconosciuto, per ora. Circola un’ipotesi, la più semplice: il mancato assassino, in difficoltà economiche - difficoltà amplificate dall’emergenza mondiale vissuta da tutti - potrebbe aver litigato violentemente con la sorella e magari il contatto con il mondo della droga potrebbe aver aggiunto tensione alla tensione. Fino alla perdita di controllo. Circa una settimana fa due persone nelle case popolari di un’altra area di Guidonia sono state accoltellate. Una giornalista pochi giorni dopo è morta in un incidente stradale. Sembrano solo coincidenze in un inverno buio pieno di scontento. Le inchieste, della magistratura, dei carabinieri, della polizia, forse diranno se ci sono altri dettagli.