Dika, la tartaruga gigante ferita da un motoscafo è morta. I soccorritori: «È un giorno molto triste»

«Con il mese di agosto, avevano spiegato al Filicudi Wildlife Conservation che ha diffiso le immagini che pubblichiamo, le casistiche di collisione con imbarcazioni ad alta velocità, purtroppo aumentano»

Sabato 27 Agosto 2022 di Remo Sabatini
Dika, la grossa tartaruga marina morta dopo la collisione con un motoscafo. (Immag diffuse da Filicudi Wildlife Conservation-Pronto soccorso Tartarughe marine)

La storia di Dika, la grossa tartaruga della specie Caretta caretta, era iniziata il 29 luglio scorso quando, al Filicudi Wildlife Conservation, il Pronto soccorso tartarughe marine di Filicudi, alle Eolie, era arrivata ferita.

In condizioni critiche, la povera tartaruga, vittima di una collisione con un grosso motoscafo, perdeva sangue in abbondanza. Tanto che, dopo aver tamponato la ferita e iniziato immediatamente le cure, al centro erano stati subito previsti turni di notte. «Volevamo affrontare eventuali emergenze». E così era stato. «Sarà una lunga notte», avevano annunciato. Fortunatamente, a quella prima drammatica nottata, ne sarebbero seguite molte altre. Un buon segno che, seppure non decisivo per il futuro della tartaruga, aveva acceso un barlume di speranza.

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«Con il mese di agosto, avevano spiegato al Filicudi Wildlife Conservation che ha diffiso le immagini che pubblichiamo, le casistiche di collisione con imbarcazioni ad alta velocità, purtroppo aumentano». Così come l'emergenza dettata  dall'ingestione di plastiche e microplastiche che avrebbe riguardato, qualche settimana dopo, un'altra Caretta caretta. Recuperata al largo di Stromboli e ribattezzata Martina, era stata trovata sofferente a causa di una occlusione intestinale provocata proprio dalla inconsapevole ingestione di plastica.

E Dika? Le speranze di salvarla sarebbero andate in fumo pochissimi giorni fa a seguito di un aggravamento. Poi, il suo cuore si è arreso. La notizia, diffusa dal centro pochi minuti fa, ha lasciato tutti sgomenti. Sì perché, ormai, per i ragazzi e gli studiosi che l'avevano in cura, Dika non era più soltanto una tartaruga. "Prendendocene cura ogni giorno, ha commentato un portavoce dell'associazione, ci affezioniamo a questi esseri meravigliosi come fossero parte della nostra famiglia. Quando non riusciamo a rimetterli in natura, è sempre molto doloroso". E poi: «Oggi è un giorno molto triste. Buon viaggio, piccola Dika».

Ultimo aggiornamento: 29 Agosto, 14:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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