La Lupa dei Monti Simbruini torna in libertà, dopo essere stata curata per circa un mese. Per tutti si chiamerà Petra (perché trovata nei pressi del Comune di Vallepietra), così è stata battezzata dai ranger dell’area protetta.
L’animale è vivo ma è in gravi difficoltà e non riesce a muoversi. I due allertano subito la sede del Parco a Jenne. Una volta catturata dai guardiaparco, la lupa è stata trasferita presso una clinica veterinaria. Al suo arrivo si presentava molto debilitata e il dottor Paolo Selleri, titolare della struttura, le ha prestato le prime cure, seguito a distanza dal veterinario del Parco Nazionale Gran Sasso, Umberto De Nicola, forte della sua grande esperienza sui lupi.
Le prime analisi hanno evidenziato un quadro clinico serio ma dopo le prime cure è iniziato il miglioramento. Poi è stata trasferita al Centro di Piano dell'Abatino in un box sufficientemente ampio da farla muovere liberamente e schermato alla vista delle persone e di altri animali.
Per un animale selvatico molto sensibile come il lupo infatti, la manipolazione, la contenzione e la semplice vicinanza di essere umani senza la possibilità di fuga provocano un forte stress emotivo. Successivamente visti i miglioramenti è stata rimessa in libertà nello stesso sito dove è stata ritrovata e dai primi rilievi con il Gps, la lupa ha ripreso la sua vita normale con ampi spostamenti. "Questa vicenda è una bella storia- ha detto Domenico Moselli, presidente del Parco dei Simbruini- di lavoro di squadra fra enti e soggetti diversi, sia pubblici che privati>. Nell'area protetta la presenza del lupo è trentennale e ad oggi secondo i rilevamenti del Parco ci sarebbero dai tre ai cinque branchi. Ogni gruppo di predatori in genere arriva a cinque o sei lupi.