Leon, il bambino autistico che ha cominciato a parlare grazie all’amore di un cane

Martedì 29 Dicembre 2020 di Francesca Pierantozzi
Leon, il bambino autistico che ha cominciato a parlare grazie all’amore di un cane

«È stato amore a prima vista. Abbiamo visto una scintilla nei suoi occhi: era la prima volta». Gli occhi, sono quelli adesso vivacissimi di Leon Kirby-Bulner, 4 anni, figlio di Hayley e Karsten, di Andover, nell'Hampshire. Leon è autistico. Piccolissimo, restava chiuso nel suo mondo, in silenzio. Poi nel 2017 arrivò Fern, aveva due mesi, Leon un anno: «Sono diventati inseparabili fin dal primo momento - racconta Hayley - Le prime interazioni di Leon non sono state con noi, né con altri esseri umani, ma con Fern. E adesso è un chiacchierone».
Fern è un cocker Spaniel. Una giocherellona, ma che sa essere molto seria quando serve: piazzarsi davanti alle scale quando Leon rischia di rotolare giù, impedirgli di sbattere la testa per terra o contro il muro, facendo da cuscinetto, calmare le sue crisi, evitare che si ferisca. Il ruolo della Pet Therapy e dei cani di accompagnamento per disabili e persone soprattutto bambini affetti dai disturbi dello spettro autistico è provato, ma non noto a tutti. Davanti agli effetti spettacolari sul loro piccolo Leon, i Kirby-Bulner hanno deciso di battersi per far conoscere a tutti quanto un cane possa rivoluzionare la vita e aiutare le famiglie con piccoli autistici a trovare il quattro-zampe che potrà restituire loro il sorriso.

Su Facebook, sono già migliaia a seguire il profilo dedicato ad una raccolta fondi, e pieno di immagini di Leon e Fern.

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L'IMPATTO
«Dopo aver visto l'enorme impatto che Fern ha avuto sulle nostre vite, e soprattutto su quella di Leon, il nostro sogno è adesso aiutare altre famiglie nelle nostre condizioni» ha detto Hayley al giornale Metro. «Ricordo come stava Leon prima: era tristemente chiuso nel suo mondo, non parlava, non interagiva, le crisi erano terribili, una volta rischiò di soffocare perché aveva tentato di ingoiare una scheggia del suo letto» racconta la mamma, che ormai non esita a chiamare Leon «Mancub», cucciolo d'uomo, il soprannome di Mowgli del Libro della Giungla: «Non c'è niente da fare, per noi è chiarissimo: Leon preferisce Fern a noi, in ogni caso, è con Fern che il rapporto è più profondo».

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Ormai la cagnolina e il bambino sono sempre insieme: i giochi, il bagnetto, le passeggiate, le corse, i pasti. È con Fern, che Leon ha imparato a parlare: «L'aiuto che Fern ci dà ogni giorno è incredibile, è fondamentale che si sappia: lei è lì, quando c'è da calmare il nostro cucciolo durante una delle sue crisi, si stende tra lui e il pavimento, quando cerca di sbattere la testa. Lo conforta, quando serve, lo fa ridere, quando può, gli sta vicino senza muoversi, quando sa che c'è soltanto da aspettare che passi». Dopo il Canada, la Svizzera, l'Inghilterra, anche in Francia sono ormai numerose le scuole per l'addestramento di cani «d'aiuto»: non solo per i non vedenti, ma anche per disabili e, appunto, per autistici. La Fondation Frédéric Gaillanne, prima scuola europea per cani-guida esclusivamente destinati a bambini non vedenti, ha cominciato da qualche tempo a «preparare» anche cani per aiutare piccoli affetti da autismo. «I bambini possono avere tra i 3 e i 15 anni, ma l'età migliore per cominciare a beneficiare della compagnia e dell'aiuto di un cane d'accompagnamento è non oltre i 5-6 anni» spiega Jacqueline Denormandie, educatrice di cani. Oltre ad alcune caratteristiche tipiche dei bravi baby sitter («avere un contatto naturale e dolce con i bambini») i cani destinati ad aiutare i piccoli autistici devono anche imparare alcune cose che li aiuteranno a svolgere meglio il loro compito, come per esempio «evitare sempre di saltare addosso alle persone per fare le feste e non avere paura delle biciclette per strada, in modo da restare sempre concentrati».

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UNA RIVOLUZIONE
Come accaduto a Leon grazie a Fern, Jacqueline Denormandie conferma che l'arrivo di un cane nella vita di un bambino autistico può rappresentare una rivoluzione spettacolare: «Penso a quello che è successo in una famiglia con due piccoli gemelli, entrambi autistici. Nessuno dei due socializzava, non parlavano. Da quando un cane è entrato nella loro casa e nella loro vita, hanno cominciato a parlare con l'animale e poi tra loro. Un progresso straordinario. In quel caso, l'animale ha avuto un ruolo di mediatore che un umano non poteva svolgere».

 

Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 07:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA