L'avevano chiamata Hope che significa Speranza.
Il lungo filo di nylon
«Un filo lunghissimo di nylon le usciva dalla bocca, due occhi rassegnati fissavano il vuoto, le creste appuntite sul carapace, tipiche della giovane età e il sorriso di Alessia che l'aveva recuperata, speranzosa di riuscire a salvarla». Così, al Centro di Recupero, hanno voluto ricordare l'arrivo della povera tartaruga che speravano di riuscire a salvare.
Hope era stata recuperata a poche ore di distanza da un'altra tartaruga marina, Jo. Entrambe, erano state rinvenute nel medesimo braccio di mare che insiste tra le località di Scilla e Villa San Giovanni. Stremate, vittime innocenti della pesca, avevano ingoiato esca, amo e lenza. Infine, una volta tagliato il nylon dal pescatore di turno, erano state abbandonate al loro drammatico destino. Un destino che, nonostante il salvataggio, avrebbe unito ancora una volta le due giovani tartarughe significando prima la morte di Jo, avvenuta pochi giorni addietro, con quella di Hope, di poco fa.
250.000 tartarughe morte ogni anno
La sorte delle tartarughe marine, sembra essere sempre più segnata dalle attività umane. Come sottolineato dai responsabili del Centro di Recupero, ogni anno circa 250mila esemplari finiscono per rimanere vittima, in un modo o nell'altro, delle attività di pesca, nel solo Mediterraneo. Un numero difficile persino da concepire che al Centro di Brancaleone hanno commentato cosi: «La sola pesca sostenibile è quella che cresce sugli alberi».