Alla fine li hanno uccisi tutti. E poco importa se tra gli esemplari del branco che contava 16 esemplari di stenella, vi fossero anche femmine e giovani esemplari, non c'è stata alcuna pietà. La prima strage di delfini dell'anno nella tragicamente nota baia di Taiji, è andata in scena poche ore prima dell'Epifania. Un massacro che continua a far discutere associazioni come Dolphin Project e Life Investigation Agency che, sul posto per documentare l'operato dei pescatori, hanno anche ripreso le immagini dei poveri mammiferi marini ormai ridotti in tranci, in vendita al mercato.
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Sì perché quella che viene considerata caccia tradizionale, oltre a selezionare gli esemplari più belli destinati a parchi marini e delfinari, viene utilizzata per la vendita di carne ad uso alimentare. E poco importa se quella carne, ricca di metalli pesanti, può risultare pericolosa se non tossica per la salute, questa sciagurata tradizione sembra non conoscere fine. Così, in attesa della prossima mattanza, le associazioni non possono fare altro che continuare a documentare quella che è considerata dai più una pesca fuori dal tempo. "La speranza, sottolinea Dolphin Project, è che presto i cacciatori rimettano i remi in barca, per sempre".
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