Covid, i "wet market" indiani nel video denuncia di Peta: «La prossima pandemia potrebbe partire dall'India»

Venerdì 17 Luglio 2020 di Remo Sabatini
Alcune immagini riprese da PETA India nei Wet Market indiani. (Immagini e video diffusi da PETA India)

Le immagini sono tremende. Riprese e diffuse da Peta (People for the Ethical Treatment of Animals) l'organizzazione internazionale che si occupa di salvaguardia animale, tornano sul tema dei controversi "mercatini umidi" asiatici, meglio noti come wet market che, dopo l'emergenza Covid-19 sono divenuti famosi in tutto il mondo. Luoghi dove, nella maggioranza dei casi, l'assenza delle minime precauzioni sanitarie è la norma, mercati più o meno grandi dove si vende di tutto e di più e che vedono spesso la presenza preponderante di animali di qualsiasi specie pronti ad essere macellati direttamente sul posto. Dai cani alle scimmie, fino alle specie più esotiche e selvatiche, i wet market sono stati oggetto delle attenzioni internazionali a seguito della pandemia che, dalla Cina, si è diffusa pressochè ovunque. Stavolta però, quelle immagini e quei mercati non sono cinesi. Queste immagini infatti, arrivano dall'India dove alcuni appartenenti all'organizzazione hanno ripreso diversi mercatini di animali vivi in varie zone del Paese. Da Dheli, Manipur, Nagaland fino ad arrivare all'Ovest Bengala, il macabro spettacolo sembra essere sempre lo stesso. Carne fresca di animali selvaggi tenuta sui banchetti, mani amputate di scimmie, cani legati e impacchettati, galline macellate sul posto, sangue e brandelli a terra e pesci intrappolati in sacchetti di plastica chiusi mezzi soffocati. Immagini così drammatiche che la stessa PETA si chiede, a commento del video denuncia che proponiamo se, dopo l'esperienza cinese, «la prossima pandemia potrà partire dall'India».




 

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