Gli effetti climatici continuano a recare danni. L'innalzamento delle temperature produce effetti dannosi alla fauna dell'arco alpino, al punto che gli adattamenti comportamentali delle specie, a lungo andare, potrebbero non essere sufficienti a garantirne la piena capacità riproduttiva.
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Utilizzando i sensori apposti sugli animali è stato rilevato che, sulla Marmolada, l'innalzamento delle temperature spinge gli stambecchi a cambiare i loro orari di pascolamento e a spostarsi verso quote altimetriche maggiori, che possono raggiungere i 2.600-2.800 metri in piena estate. I ricercatori si sono concentrati anche sui ritmi di attività giornalieri estivi scoprendo che gli stambecchi modulano i picchi di attività alimentare in funzione della temperatura: nelle giornate più calde, gli animali si nutrono prevalentemente intorno all'alba e al tramonto, mentre trascorrono le ore centrali riposando a quote più elevate e fresche. «Nel corso del studio, infatti - sottolinea Francesca Cagnacci - queste temperature sono state raggiunte per una media di 16 giorni durante l'estate. Secondo le proiezioni climatologiche, in pochi decenni questo valore soglia verrà superato per ben 50 giorni nel periodo estivo». Lo spostamento verso l'alto è limitato dalla composizione tipica delle Dolomiti, caratterizzate da aree povere di vegetazione e pareti rocciose a quote relativamente basse, a differenza delle Alpi Occidentali, che offrono disponibilità di praterie d'alta quota dove gli stambecchi possono contemporaneamente alimentarsi e ripararsi dal caldo. Inoltre, l'esposizione sempre maggiore a giornate di caldo intenso potrebbe ulteriormente spostare i picchi di attività di foraggiamento in orario notturno. In queste condizioni le femmine riproduttive, che hanno i capretti al seguito, potrebbero faticare a spostarsi e a reperire le risorse di cui hanno bisogno.