Scuoiati, bruciati, uccisi per gioco, lanciati da auto in corsa, seviziati, impiccati. La recente strage degli animali merita una riflessione. A Roma pochi giorni fa è stato ritrovato sulla Prenestina un cane ucciso con evidenti segni di torture e sevizie, la foto volutamente oscurata è stata pubblicata sui social, accompagnata dal messaggio “Siete dei maledetti” e dall’invito “chi sa qualcosa...”.
LA VISIBILITÀ
Maggiore visibilità, rischio emulazione, sui social viene pubblicato di tutto e questo però permette in molti casi di rintracciare i responsabili. Le leggi ci sono ma le pene sono esigue, sottolinea l’Oipa. In tal senso rileva il presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali e della Lega italiana per la difesa degli animali Michela Vittoria Brambilla «a febbraio è prevista la discussione in aula della proposta di legge di cui sono prima firmataria che rivede il codice penale e inasprisce le pene per chi maltratta o uccide gli animali. E’ stata calendarizzata in aula su richiesta del gruppo Noi moderati». La pena massima prevista dal 544 bis (uccisione di animali) prevede 2 anni di detenzione o la sanzione amministrativa alternativa «di fatto una sostanziale impunità, come il 544 ter che prevede 18 mesi al massimo o la sanzione alternativa. L’atto che stiamo per presentare aumenta la misura detentiva in modo che l’autore un po’ di carcere se lo fa e prevede la sanzione abbinata. Integra inoltre l’abbandono di animale nel maltrattamento. E’ iniziato l’esame in commissione giustizia».
LO SCENARIO
Per Brambilla siamo di fronte a due prospettive: «Da una parte l’Italia è sempre più animalista, la maggioranza degli italiani ha una sensibilità crescente considerato che nelle case ci sono più animali che cittadini, oltre 60 milioni. Di contro emergono personalità che denotano un livello di pericolosità sociale importante. Questi delinquenti infieriscono sui soggetti più deboli e questi comportamenti sono l’anticamera delle violenze su donne, bambini, anziani, disabili. Follia e crudeltà non fanno distinzioni, un’importante ricerca inglese conferma ciò che dico. Dagli anni del covid si sono ancor più sviluppati questi comportamenti pericolosi, aumentati i casi di persone che hanno sviluppato comportamenti patologici. Filmano e pubblicano on line, ciò permette di denunciarli però provocano anche una sorta di emulazione». L’avvocato Claudia Taccani, avvocato e responsabile dell’ufficio legale Oipa, crede fondamentale un’inasprimento delle pene. In quanto ai social: «Sicuramente danno maggiore visibilità ma destano anche un maggiore sensibilità e indignazione. Resta il pericolo dell’emulazione ma di pari passo si scatena la solidarietà di tanti. Le segnalazioni di maltrattamenti sono in aumento anche per questo, i social rischiano di essere un autogol». Il 30 gennaio l’Oipa ha organizzato in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione il convegno: “A scuola per imparare il rispetto degli animali”.