Peste suina, Cia-Agricoltori: primi blocchi, impatto devastante su export di salumi e carni, a rischio 1,7 miliardi di euro

Mercoledì 12 Gennaio 2022
Peste suina, Cia-Agricoltori: primi blocchi, impatto devastante su export di salumi e carni, a rischio 1,7 miliardi di euro

Peste suina africana (PSA), è allarme per le esportazioni di carni e salumi italiani, tanto che la Cia-Agricoltori esprime con queste parole la forte preoccupazione: impatto devastante su export di salumi e carni, a rischio 1,7 miliardi di euro. Un problema di ordine sanitario che rischia, dunque, di provocare un danno irreparabile per il tessuto produttivo ed economico legato alla filiera suinicola, in particolare per la produzione di prosciutti Dop e Igp che, da Parma a Norcia, rappresentano il fiore all'occhiello del Made in Italy.

Sospesa la caccia nell'Alessandrino

Alla luce dell'allerta relativa a casi di peste suina, che ha colpito alcuni esemplari di cinghiali nell'Alessandrino, in tutta la provincia con una ordinanza regionale firmata questa sera dal presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio è stata sospesa l'attività venatoria fino al prossimo 31 gennaio.

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Peste suina, impatto devastante

Cia-Agricoltori Italiani esprime la sua viva preoccupazione per l'allarme Peste Suina Africana (PSA) che «potrebbe avere un impatto devastante su un settore strategico dell'agricoltura nazionale, inficiando anni di lavoro dedicato alla qualità delle produzioni, alla sicurezza dei consumatori e al benessere degli animali». Le autorità competenti di Giappone e Taiwan hanno già disposto il blocco dell'import di carni suine italiane e si temono ulteriori manifestazioni di ostilità commerciale.

Attualmente, l'export di salumi e carni suine si attesta su 1,7 miliardi di euro (+12,2% vs. 2020). Cia ribadisce che le misure di bio-sicurezza degli allevamenti italiani hanno standard molto elevati, che verranno ulteriormente rafforzate nelle prossime settimane per tutelare le aziende zootecniche, a rischio di tracollo nella malaugurata ipotesi di focolai. Malgrado non ci sia alcun caso di contaminazione della popolazione suina, Cia chiede alle istituzioni di mantenere alto il livello di allerta e si rammarica della scellerata gestione del problema della fauna selvatica da parte dei nostri decisori politici, all'origine di questo grave allarme sanitario. I numeri parlano chiaro: 2 mln di ungulati in circolazione, oltre 200 mln di danni all'agricoltura e 469 incidenti, anche mortali, in quattro anni. In particolare Cia, con il progetto «Il Paese che Vogliamo», ha lanciato la proposta di una riforma urgente della legge 157/92 per fronteggiare seriamente il problema degli ungulati in Italia. La riforma conta su alcuni punti chiave: sostituire il concetto di «protezione» con quello di «corretta gestione», parlando finalmente di «carichi sostenibili» di specie animali nei diversi territori; non delegare all'attività venatoria le azioni di controllo della fauna selvatica, ma prevedere la possibilità di istituire personale ausiliario; rafforzare l'autotutela degli agricoltori e garantire il risarcimento integrale dei danni subiti.

Le misure adottate dalla Regione Umbria

A seguito delle segnalazioni di casi di peste suina sul territorio nazionale, la Regione Umbria ha adottato una serie di misure. Lo rende noto l'assessore alla Salute della Regione Umbria, Luca Coletto, ricordando che nel 2021 Palazzo Donini ha istituito il Gruppo di lavoro regionale per la Psa con il compito di aggiornare i Servizi veterinari delle Asl. Inoltre, sono state avviate una serie di iniziative esplicative dirette al cittadino, una rapida comunicazione alle Asl competenti per territorio delle indicazioni e disposizioni nazionali e l'istituzione di uno speciale gruppo operativo regionale con esperti di settore con l'obiettivo di rendere sempre più efficace l'azione dei Servizi Veterinari sul territorio. La Peste suina africana è una malattia virale che, a livello internazionale, è riconosciuta come la minaccia più importante per l'intero settore suinicolo, spiegano dal Servizio di prevenzione della Regione Umbria. La malattia che non colpisce l'uomo, si manifesta con effetti importanti sia negli allevamenti domestici sia nelle popolazioni selvatiche ma, attualmente, anche la sola esposizione al rischio di introduzione dell'infezione può comportare conseguenze economiche e restrizioni commerciali. Le aree geografiche interessate, vengono già sottoposte a restrizione della commercializzazione di suini e prodotti collegati al comparto suinicolo. Il Centro di referenza nazionale per le pesti suine dell'Istituto zooprofilattico sperimentale Umbria-Marche «Togo Rosati» lo scorso 7 gennaio - si ricorda ancora nella nota - ha comunicato la conferma della presenza di un caso di Peste suina africana in una carcassa di cinghiale rinvenuta nel Comune di Ovada, in provincia di Alessandria.

«In merito all'emergenza sanitaria, la Regione Umbria - ha ricordato ancora Coletto - dal 2020 ha attivato uno specifico Piano di sorveglianza e prevenzione nei confronti della Peste suina africana, aggiornato ed integrato nel 2021, le cui principali direttrici sono la sorveglianza nelle popolazioni di cinghiali e negli allevamenti di suini, controlli rigorosi delle norme di biosicurezza, le quali garantiscono lo status sanitario di allevamenti e prodotti nonché la formazione dei soggetti interessati ai vari livelli». La sorveglianza nelle popolazioni di cinghiali sul territorio regionale viene attuata attraverso la segnalazione e il controllo diagnostico di tutti i cinghiali rinvenuti morti (inclusi i morti per incidente stradale) e di tutti i casi sospetti al fine di permettere il tempestivo riscontro dell'infezione. Dal 2020 è attivo un numero unico regionale (075 81391) al fine di agevolare e supportare le segnalazioni di ritrovamento delle carcasse di cinghiale al Servizio veterinario di Sanità animale dell'Usl competente per territorio. Nell'anno 2021 sono state controllate, con esito negativo, 193 carcasse di cinghiali. La Direzione regionale Salute e Welfare ha istituito un gruppo specifico di lavoro con un approccio «One Health», ossia un modello sanitario basato sull'integrazione di discipline diverse, con rappresentanti del Servizio regionale Foreste, Montagna, Sistemi Naturalistici e Faunistica Venatoria, del Servizio regionale Energia, Ambiente, Rifiuti, dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale Umbria-Marche e delle Usl, che potrà essere integrato, all'occorrenza, con altri componenti istituzionali, con il mandato di dare seguito alle iniziative già prese a livello nazionale di coordinamento delle attività di gestione della fauna selvatica ed in particolare del cinghiale.

Attualmente la sorveglianza degli allevamenti di suini sul territorio regionale viene attuata attraverso il campionamento di suini morti secondo quanto previsto dalle indicazioni del Ministero della Salute. Nell'anno 2021 sono stati controllati, con esito negativo 128 animali, superando così il target assegnato all'Umbria. A partire dal 2018, la Regione Umbria ricorda di avere organizzato una serie di incontri di aggiornamento inerenti alla peste suina africana, allo scopo di informare e sensibilizzare tutti i soggetti portatori d'interesse, come i veterinari dei Servizi di sanità animale, le associazioni di categoria degli allevatori di suini ed Ambiti territoriali di caccia. Nel 2020 in particolare sono stati elaborati e distribuiti materiali informativi dedicati per le diverse categorie coinvolte (veterinari, viaggiatori, allevatori, cacciatori, cittadini). Per maggiori informazioni è possibile consultare le locandine del Ministero della Salute al link: https://www.salute.gov.it/portale/sanitaAnimale/dettaglioContenu tiSanitaAnimale.jsp?lingua=italiano&id=208.

Carloni (Marche): «Attiviamo rete di prevenzione»

«Prevenire per ridurre il rischio di contagio e di diffusione della malattia». È l'invito rivolto dal vice presidente della Regione Marche Mirco Carloni, assessore all'Agricoltura, ai tecnici, riuniti in videoconferenza, in vista dell'attivazione dell'Unità di crisi di gestione della Peste suina africana. «Un virus che non colpisce l'uomo, ma che sta ugualmente allarmando l'Europa per i danni economici arrecati al settore agroalimentare e zootecnico. - ricorda la REgione - I primi focolai sono già stati rilevati in Italia, non nelle Marche, per cui è necessario attivare tutte le misure di prevenzione e contenimento della malattia, alla cui diffusione contribuisce la popolazione selvatica dei cinghiali. »Non possiamo permetterci di inseguire l'evoluzione della situazione, ma dobbiamo cercare di prevenirla e, soprattutto, gestirla. In tutta Italia si stanno mettendo in atto sistemi di prevenzione - ha ricordato Carloni - Dobbiamo valorizzare le opportunità offerte dalla rete venatoria e zootecnica per adottare tutte le misure di prevenzione possibili«. All'incontro hanno partecipato, da remoto, tecnici regionali, dell'Asur, dell'istituto zooprofilattico Umbria Marche, polizia provinciale e carabinieri forestali. Dalla riunione sono emerse indicazioni che andranno formalizzate dalla Regione Marche e che integreranno le disposizioni nazionali vigenti. Alcune sono già state emanate, come quelle relative alla vigilanza passiva - da parte dei cittadini, allevatori, cacciatori - per segnalare alle autorità competenti l'avvistamenti di carcasse di animali selvatici. Altre, come le »misure di biosicurezza per evirare contatti tra allevamenti e selvatici, verranno formalizzate con il coinvolgimento delle associazioni di categoria e l'insediamento dell'Unità di crisi«. »Siamo in una situazione di allerta e non ancora di emergenza, che stiamo affrontando con le dovute attività. L'Unità di crisi, che insedieremo, fornirà tutte le ulteriori indicazioni tecniche e operative che adotteremo per gestire la situazione«, conclude il vicepresidente Carloni.

 
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Ultimo aggiornamento: 21:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA