«Noi non ci fermeremo». Lo ripetono come un mantra, al campo base di Forme, i soccorritori che ormai da domenica scorsa stanno cercando i quattro escursionisti dispersi sul Monte Velino: Valeria Mella e il fidanzato Gianmarco Degni, 26 anni; Gian Mauro Frabotta, 33; Tonino Durante, 60. Lo ripetono a chiunque cerchi di intuire se lo scoramento sta prendendo piede o se si stia pensando a uno stop dell'operazione. Nulla di tutto questo. «Dobbiamo fare tutto ciò che è possibile» dice a fine giornata Daniele Perilli, il presidente del Soccorso alpino abruzzese, dopo il punto stampa convocato per la prima volta per dire, in soldoni, «che nulla è finito».
La giornata passa con la testa all'insù, cercando di capire se quelle nuvole libereranno o meno la cresta, scoprendo la visuale ai piloti degli elicotteri. E' l'unico modo per portare a valle Majelama, quota 1.800, le unità cinofile. Non è possibile farle stancare pensando a una traversata a piedi che richiederebbe un'ora e mezzo. E allora alcune squadre di soccorritori si fermano più in basso: nella grotta di San Benedetto, per esempio, il balcone sulla piana del Fucino a quota 1.600 metri.
La giornata di oggi potrà essere uno snodo cruciale della vicenda. E' prevista una finestra di tempo accettabile: la speranza è che consenta il volo degli elicotteri e la ripresa delle operazioni sul campo. Anche perché un eventuale meteo favorevole potrebbe consentire anche l'elitrasporto del battipista dalla stazione sciistica di Ovindoli. E' tutto fatto, piano tecnico e autorizzazioni. Lo preleverà un Erikson S-64, una “gru del cielo”, agganciandolo dove in genere c'è il serbatoio per riversare liquido antincendio. Volerà superando la vetta di Monte Magnola (2.220 metri) e atterrerà a valle Majelama, sul luogo delle ricerche. Qui servirà a eliminare meccanicamente strati di neve, nel tentativo di superare l'ostacolo più grande di questa vicenda: arrivare sul fondo di una valanga che ha accumulato anche 9-10 metri di neve in alcuni punti. Sarà un lavoro certosino e pesante, ma è un'ulteriore possibilità che i soccorritori vogliono darsi per capire come e dove andare avanti.
Dalla Valle d'Aosta, poi, arriverà un “sonar” con tecnologia Recco. Un elicottero volerà radente al suolo cercando di captare i segnali delle piastrine Recco – ma i dispersi non ne avevano – e anche altri possibili oggetti metallici, come le chiavi dell'auto, per esempio. Finora tutto ciò che è stato fatto non ha dato risultati. Neanche il georadar portato in quota l'altro giorno e i metal detector. Non un mezzo “bip” che abbia acceso la speranza di circoscrivere un punto o un'area ristretta. Siamo al cospetto, come dice Enzo Albanese, responsabile della comunicazione dei vigili del fuoco, di un vallone di due chilometri, largo mediamente cento, sepolto da metri e metri di neve piombati giù dalla Sella del Bicchero. E forse anche da altri punti. D'altronde distacchi più lievi sono stati acclarati anche sul pendio iniziale e nelle aree limitrofe. In ogni caso i soccorritori sono convinti che si debba continuare a cercare a Valle Majelama. Lo conferma lo stesso Perilli del Soccorso Alpino: «La macchina è all'inizio della valle. Poi ci sono tracce che salivano lungo la valle. In alto ci sono smottamenti e slavine. In ogni caso abbiamo bonificato anche altre zone circostanti, rifugi e capanni. La nostra convinzione è andata lì, anche se la certezza matematica non esiste». In ogni caso pensare oggi a scenari alternativi è inutile. La speranza è che oggi da quella valle possa cominciare a restituire almeno un segnale, un elemento.