Valanga sul Monte Velino, ancora nessuna traccia degli escursionisti dispersi. I soccorritori: «Nulla è finito»

Sabato 30 Gennaio 2021 di Stefano Dascoli
Valanga sul Monte Velino, ancora nessuna traccia degli escursionisti dispersi. I soccorritori: «Nulla è finito»

«Noi non ci fermeremo». Lo ripetono come un mantra, al campo base di Forme, i soccorritori che ormai da domenica scorsa stanno cercando i quattro escursionisti dispersi sul Monte Velino: Valeria Mella e il fidanzato Gianmarco Degni, 26 anni; Gian Mauro Frabotta, 33; Tonino Durante, 60. Lo ripetono a chiunque cerchi di intuire se lo scoramento sta prendendo piede o se si stia pensando a uno stop dell'operazione. Nulla di tutto questo. «Dobbiamo fare tutto ciò che è possibile» dice a fine giornata Daniele Perilli, il presidente del Soccorso alpino abruzzese, dopo il punto stampa convocato per la prima volta per dire, in soldoni, «che nulla è finito».

La giornata passa con la testa all'insù, cercando di capire se quelle nuvole libereranno o meno la cresta, scoprendo la visuale ai piloti degli elicotteri. E' l'unico modo per portare a valle Majelama, quota 1.800, le unità cinofile. Non è possibile farle stancare pensando a una traversata a piedi che richiederebbe un'ora e mezzo. E allora alcune squadre di soccorritori si fermano più in basso: nella grotta di San Benedetto, per esempio, il balcone sulla piana del Fucino a quota 1.600 metri.

E' la parte bassa del vallone, sarebbe un riparo ampio, ma è fuori dalla traiettoria ipotizzata. E infatti la cavità è vuota. Ma questo dà l'esatta dimensione di quanto non si stia lasciando nulla di intentato.

La giornata di oggi potrà essere uno snodo cruciale della vicenda. E' prevista una finestra di tempo accettabile: la speranza è che consenta il volo degli elicotteri e la ripresa delle operazioni sul campo. Anche perché un eventuale meteo favorevole potrebbe consentire anche l'elitrasporto del battipista dalla stazione sciistica di Ovindoli. E' tutto fatto, piano tecnico e autorizzazioni. Lo preleverà un Erikson S-64, una “gru del cielo”, agganciandolo dove in genere c'è il serbatoio per riversare liquido antincendio. Volerà superando la vetta di Monte Magnola (2.220 metri) e atterrerà a valle Majelama, sul luogo delle ricerche. Qui servirà a eliminare meccanicamente strati di neve, nel tentativo di superare l'ostacolo più grande di questa vicenda: arrivare sul fondo di una valanga che ha accumulato anche 9-10 metri di neve in alcuni punti. Sarà un lavoro certosino e pesante, ma è un'ulteriore possibilità che i soccorritori vogliono darsi per capire come e dove andare avanti.

Dalla Valle d'Aosta, poi, arriverà un “sonar” con tecnologia Recco. Un elicottero volerà radente al suolo cercando di captare i segnali delle piastrine Recco – ma i dispersi non ne avevano – e anche altri possibili oggetti metallici, come le chiavi dell'auto, per esempio. Finora tutto ciò che è stato fatto non ha dato risultati. Neanche il georadar portato in quota l'altro giorno e i metal detector. Non un mezzo “bip” che abbia acceso la speranza di circoscrivere un punto o un'area ristretta. Siamo al cospetto, come dice Enzo Albanese, responsabile della comunicazione dei vigili del fuoco, di un vallone di due chilometri, largo mediamente cento, sepolto da metri e metri di neve piombati giù dalla Sella del Bicchero. E forse anche da altri punti. D'altronde distacchi più lievi sono stati acclarati anche sul pendio iniziale e nelle aree limitrofe. In ogni caso i soccorritori sono convinti che si debba continuare a cercare a Valle Majelama. Lo conferma lo stesso Perilli del Soccorso Alpino: «La macchina è all'inizio della valle. Poi ci sono tracce che salivano lungo la valle. In alto ci sono smottamenti e slavine. In ogni caso abbiamo bonificato anche altre zone circostanti, rifugi e capanni. La nostra convinzione è andata lì, anche se la certezza matematica non esiste». In ogni caso pensare oggi a scenari alternativi è inutile. La speranza è che oggi da quella valle possa cominciare a restituire almeno un segnale, un elemento. 

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