Da ieri non ha più febbre, ma presenta ancora tutti gli altri sintomi: dolori articolari, muscolari e le classiche eruzioni cutanee.
Dopo aver diagnosticato il primo caso di Covid 19 in Abruzzo al 50enne milanese in vacanza a Roseto a febbraio del 2020, anche stavolta la dottoressa Antonella D'Alonzo ha individuato al primo colpo il paziente uno abruzzese affetto da Monkeypox. Diagnosi poi confermata dalle analisi del laboratorio di microbiologia e virologia dell'ospedale di Pescara, centro di riferimento regionale della Regione Abruzzo: «Abbiamo seguito le linee guida del Ministero della Salute, la Asl di Teramo era pronta da maggio per un'evenienza del genere - conferma al telefono la dottoressa D'Alonzo - Dall'anamnesi per telefono, al confronto con il medico di base, fino a quando il paziente si è presentato spontaneamente in ospedale per il ricovero, fino alla conferma del virologo Paolo Fazii, sono passate appena 24 ore. Eravamo davvero pronti».
Il tortoretano avrebbe contratto il virus al rientro da un viaggio a Madrid, una delle zone d'Europa con la più alta incidenza del nuovo virus. Per lavoro il 40enne si divide tra Italia e Spagna, ma circa tre settimane fa ha iniziato a stare male. Fino alla comparsa dei sintomi, dell'eruzione cutanea e poi della febbre: «Sospettando potesse trattarsi di vaiolo delle scimmie lo abbiamo visitato con tempestività ed estrema attenzione, decidendo per il ricovero e l'avvio della terapia ospedaliera - prosegue la dottoressa - In tutta l'azienda sanitaria c'è un grande senso di responsabilità. L'abbiamo avvertita con il Covid, quando abbiamo messo in moto un sistema che prima non esisteva, e l'abbiamo avuta con questo primo caso di vaiolo delle scimmie. Non bisogna mai abbassare la guardia e procedere con estrema cautela». Da malattia altamente contagiosa e letale, debellata nel 1979 e ormai presente solo negli arsenali batteriologici, il vaiolo è riemerso quest'anno a livello mondiale con la variante delle scimmie. E si è tornato anche a parlare di vaccinazione: «È da valutare - ha dichiarato la dottoressa D'Alonzo - Vedremo l'evoluzione clinica dei casi, ma sicuramente la vaccinazione va tenuta in considerazione».