Gli interpreti afghani alla Base di Roccaraso: «E' dura lasciare tutto, qui ci sentiamo protetti»

Mercoledì 30 Giugno 2021 di Sonia Paglia
Gli interpreti afghani alla Base di Roccaraso: «E' dura lasciare tutto, qui ci sentiamo protetti»

Osservano, curiosi, il piazzale della  Base Logistico Addestrativa dell’Esercito di Roccaraso, comandata dal tenente colonnello, Alessandro Pantaleo (nella foto sotto),  alle dipendenze del Comando Militare della Capitale in Roma. Qualcuno è appoggiato con le braccia sulla ringhiera dei balconi esterni alle stanze. Un uomo, schivo, dalla barba folta è seduto sulla sedia bianca. Aspettano di essere chiamati nel Drive-in, per lo  screening Covid-19. Sono gli interpreti afghani considerati a rischio e loro familiari più stretti,  che in questi anni, hanno collaborato con il contingente italiano a Herat. Allontanati dalle minacce dei talebani e meritevoli di protezione, ora sono ospiti della Base militare dell’Alto Sangro, in Abruzzo.  

Un giovane accenna un sorriso e saluta con la mano, dall’alto della struttura. E’ cordiale, ma deve rimandere anonimo. Dice: «Aspetta, mi metto la mascherina e mi fai una fotografia». Poi continua: «E' dura stare sempre in camera, ma noi rispettiamo le regole. Non sappiamo quando andremo via.  Qui però stiamo bene. Ci sentiamo protetti.  Nel nostro paese, che è molto lontano, non potevamo più sopravvivere, dopo che i militari sono andati tutti via. Eravamo in pericolo, capisci? Perché  noi abbiamo collaborato con truppe italiane. Ho lasciato amici e parenti. Questo mi rattrista. Ma in camera abbiamo il collegamento internet. Abbiamo scritto una lettera al comandante della Base, per ringraziarlo di tutto quello che l’Esercito sta facendo per noi. Abbiamo anche chiesto se potevamo avere la pizza, il caffè espresso e altre cose».

Nell’ambito delle attività correlate con l’operazione “Aquila”, la Base Logistico Addestrativa dell’Esercito di Roccaraso, ha organizzato  la   ricezione  del personale civile proveniente dall’Afghanistan, attuando tutti i protocolli disposti dalle Autorità sanitarie, per accogliere al meglio il personale afghano e gestire il periodo di isolamento cautelativo controllato, in aderenza alle norme per la limitazione della diffusione del Covid-19.«Il regime di isolamento cautelativo controllato, come noto - spiega il tenente colonnello Pantaleo- non consente nel periodo previsto di poter lasciare i propri alloggi e quindi hanno dovuto adeguarsi a vivere nel contesto della struttura per l’intera giornata, pur tuttavia comprendendo la natura di questa restrizione sanitaria. Stanno infatti trascorrendo questo periodo in modo sereno, consci che si tratta di qualcosa che viene fatto per tutelare loro e la società. Ci stiamo prendendo cura di loro attraverso l’attuazione di tutti i protocolli sanitari che vengono messi in atto dal personale della Cri, coadiuvati dal personale militare dell’Esercito Italiano».

I bambini saltellano lungo il tragitto per raggiungere la postazione, dove sono stati sottoposti al test molecolare. E’ la libertà di un momento, quella dei più piccoli, tra la vegetazione in una terra sconosciuta, riprodotta nei disegni, a tratti  confusi. Insieme a loro, la giovane madre, coperta dal velo e con gli occhi rivolti verso il basso.  Il capo famiglia si mette in posa per farsi immortalare mentre l’infermiere  esegue il tampone,  ma nello stesso tempo, non perde di vista, con lo sguardo attento, moglie e figli. «Per loro è un periodo di apprensione, in quanto si avvicinano ad una nuova fase della propria esistenza - continua Pantaleo - Teniamo conto che hanno lasciato da pochissimi giorni il loro paese e sono arrivati in Italia per iniziare una nuova vita. Sono complessivamente in buona salute, poche persone affette da patologie ordinarie legate all’età. Stiamo dando risposte a tutti i loro bisogni alimentari ascoltando e valutando le loro richieste, per offrire loro una sana dieta la più rispettosa e vicina alle loro abitudini alimentari. Inoltre abbiamo fornito anche un servizio Wifi di connessione ad internet, per consentire loro di poter comunicare telefonicamente o con video chiamate con parenti ed amici. Ai più piccoli, sono stati consegnati dei giochi e degli ausili didattici, in modo che possano scrivere, disegnare e continuare ad esprimersi». Il cibo preferito dai collaboratori è la pizza margherita, arricchita con  il tonno.

Ma anche frutta e  pasta. Bevono the, caffè, succhi e latte. Gli ospiti afghani sono arrivati il 19 giugno scorso. Sono 14 nuclei familiari. «Il personale militare alle mie dipendenze- conclude Pantaleo-  con il supporto del personale militare giunto dal Nono  reggimento Alpini dell’Aquila e del personale della Croce Rossa Italiana li ha accolti. Sono state effettuate delle brevi operazioni di   registrazione   dati   e   nell’attesa   hanno   avuto   modo   di   usufruire   di   un   punto   di   ristoro. Successivamente i nuclei familiari sono stati accompagnati dai mediatori nelle rispettive camere dotate di servizi igienici e di tutti i comfort tipici di una struttura ricettiva». 

Ultimo aggiornamento: 13:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA