Rapina nella villa di De Cecco, si cerca l'auto della fuga

Giovedì 26 Gennaio 2023 di Patrizia Pennella
Rapina nella villa di De Cecco, si cerca l'auto della fuga

Una macchina rubata fuori provincia, una buona conoscenza del territorio, la capacità di arrivare e di allontanarsi con grande rapidità e soprattutto senza essere visti o intercettati.

I carabinieri di Montesilvano, diretti dal capitano Roberto Lunardo e coordinati dal colonnello Riccardo Barbera, stanno cercando di ricostruire il quadro della maxirapina nella villa dell'imprenditore della pasta Saturnino De Cecco. Un quadro che non si restringe ai quaranta minuti della rapina, ma va gradualmente a ritroso, alla ricerca di tracce di controlli e pedinamenti che i banditi hanno certamente effettuato.

La macchina è un'Audi, al volante c'era un complice delle quattro persone che hanno fatto irruzione in casa, tre uomini e una donna e quello che gli investigatori stanno cercando di capire è se ci fosse lungo il percorso anche un sesto uomo, a fare da palo. I rapinatori, rispetto ad altri episodi analoghi, hanno avuto anche un'altra accortezza, non hanno portato via né i cellulari né le auto delle vittime, pure di valore: questo per non avere, evidentemente, la disponibilità di beni che avrebbero potuto anche lasciare agli investigatori una traccia da seguire. Il passo successivo è: i rapinatori comunicavano tra di loro? E con quali mezzi? Ci sono quindi segnali da seguire conoscendo l'ora della rapina per provare ad ipotizzare una via di fuga? Anche questi sono elementi che gli investigatori stanno cercando di mettere insieme nel calderone di ipotesi che le poche pochissime tracce lasciate consentono.

Di certo c'è che hanno parlato con un marcato accento straniero, molto probabilmente dell'Est Europa. La precisione con cui hanno agito fa pensare quasi automaticamente al fatto che le vittime siano state osservate a lungo, nei loro orari e nelle loro abitudini: probabilmente anche nella giornata di lunedì sono stati seguiti passo passo, in modo da poter programmare accuratamente gli ultimi passaggi del colpo. Sheila D'Isidori, la moglie di Saturnino De Cecco è stata aggredita alle spalle in giardino, mentre dalla macchina arrivava fino alla porta di casa. I banditi l'hanno raggiunta e, sotto la minaccia dei coltelli, l'hanno costretta ad aprire e a farli entrare in casa, poi l'hanno bloccata e rinchiusa in cucina insieme con la figlia e con una collaboratrice domestica. A controllarle è rimasta la donna della banda, mentre gli altri tre componenti del gruppo hanno accerchiato Saturnino De Cecco, picchiandolo ripetutamente, fino a farsi aprire la cassaforte. Da cui hanno prelevato tutto il contenuto, tra gioielli e orologi: un bottino ingente che è ancora in corso di reale quantificazione.

Ai rapinatori però non bastava, continuavano a chiedere altro. «Ma noi - ha detto De Cecco - avevamo già dato tutto quello che avevamo. Non so cosa si aspettassero di trovare». E' stato il momento in cui le cose si stavano mettendo male. Poi un movimento improvviso all'esterno ha fatto scattare il sistema d'allarme: in quel momento i quattro si sono impauriti e sono scappati via. E' stato lo stesso imprenditore ad avvertire immediatamente i carabinieri, ma i rapinatori avevano già fatto perdere ogni traccia. Avevano quindi già un piano di fuga d'emergenza. I carabinieri attraverso l'esame delle riprese delle videocamere di sorveglianza private presenti lungo la strada vogliono anche provare a ricostruire l'arrivo e la fuga dei banditi, verificare la presenza di altri eventuali mezzi d'appoggio. Trattandosi di persone apparentemente esperte è facile ipotizzare che la macchina sia stata resa in qualche modo irrecuperabile, ma già capirne la provenienza potrebbe dare un'indicazione sull'area di riferimento del gruppo. Che potrebbe essere composto solo in parte da persone che gravitano su Pescara: altri componenti potrebbero arrivare dalle regioni limitrofe, come le Marche o il Lazio dove è forte la presenza di comunità dell'Est.

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