Pescara, orrore al ristorante: spara al cuoco perché il «servizio è troppo lento»

La vittima, un domenicano di 25 anni, è in gravi condizioni. Preso l'aggressore.

Lunedì 11 Aprile 2022 di Patrizia Pennella e Paolo Vercesi
Pescara, orrore al ristorante: spara al cuoco perché il «servizio è troppo lento»

Stanco di attendere di essere servito, bicchiere di vino in una mano e pistola nell'altra, ha inseguito il cuoco fin dentro il locale, gli ha sferrato un pugno al volto e poi ha fatto fuoco, scaricandogli addosso cinque colpi di pistola calibro 22 sotto gli occhi terrorizzati di Martina, la responsabile del ristorante Casa Rustì.
Pranzo di sangue a Pescara nella centralissima Piazza della Rinascita, teatro fino a qualche ora prima di un raduno Ferrari. All'ospedale Santo Spirito lotta per la vita Yelfri Guzman, 23enne di origini dominicane che vive da anni a Pescara.

Vano il suo tentativo di cercare riparo dietro al bancone: tre dei cinque colpi lo hanno raggiunto alla schiena e ora si trova in gravi condizioni in Rianimazione. In ospedale è arrivato che era cosciente ma respirava a fatica. Fuori del Pronto soccorso, in angosciosa attesa, la mamma Melania, la sorella Melissa e la compagna Alice - che con Yelfry ha un figlio di due anni - a sperare in un miracolo.

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LE INDAGINI
In quello stesso momento sul luogo della sparatoria è un pullulare di divise di polizia, carabinieri e finanza. La squadra mobile coordinata dal dirigente Gianluca Di Frischia ha dato il via alla caccia all'uomo: calvo e di corporatura robusta, sarebbe è stato identificato grazie ai testimoni e alle immagini dei sistemi di videosorveglianza interni ed esterni al ristorante. A tarda sera la svolta: verso le 23 l'uomo è stato arrestato, oggi spiegherà il suo gesto e magari si capirà se dietro quei cinque colpi non ci sia stato dell'altro.
Di sicuro nessuno poteva immaginare che fosse armato e ha sorpreso la freddezza con cui ha agito. Dopo aver fatto fuoco - erano passate da poco le 14 - si è allontanato a passo lento. Era la terza volta in tre giorni che andava a mangiare in quel locale. Cosa che ha fatto pensare fosse un turista. Ieri è arrivato, si è seduto a un tavolino, ha ordinato e ha mangiato. Poi è entrato all'interno per chiedere altri arrosticini e altro vino. Ha aspettato al bancone, con il bicchiere già riempito davanti. Una manciata di minuti e ha iniziato a protestare per essere servito più in fretta. La discussione è degenerata in un attimo: prima ha sferrato un pugno al volto del ragazzo, poi ha scansato la giovane che era al banco e ha spianato la calibro 22: a segno due colpi, uno alla gola e uno al braccio, poi un altro, alla schiena di Guzman. Il ragazzo è caduto a terra, lui ha girato intorno al bancone e ha sparato altri due colpi. Poi si è allontanato senza fretta lungo la vicina via Piave.

 


I TESTIMONI
«Quattro, cinque colpi sembravano petardi» racconta un testimone che quando ha visto la ragazza uscire urlando dal bar ha capito e ha chiamato il 118. L'ambulanza è arrivata immediatamente: Guzman aveva perso sangue e respirava con difficoltà. Sottoposto ad accertamenti è stato intubato, operato per estrarre i proiettili che hanno toccato un polmone e la spina dorsale e ricoverato in Rianimazione. In ospedale, in stato di choc anche la compagna colta da malore e che poi, ascoltata dalla squadra mobile, ha ricostruito tutta la vicenda.


LE VOCI
«Ditelo che è un bravissimo ragazzo, per me come un figlio» ripete più volte Christian Fedele, titolare del ristorante, sconcertato per l'accaduto. «Penso di chiudere - dice sull'onda dell'emozione del momento - Un pazzo, solo un pazzo può fare una cosa simile». Sono addolorati, lui e il fratello Stefano, in attesa di notizie dall'ospedale. Stravolta la madre di Yelfry, Melania, che urla e si dispera con i parenti quando si ritrova tra le mani una busta di plastica, consegnata dal personale sanitario, con gli indumenti insanguinati del figlio.
Serrato il lavoro della polizia: il dirigente Gianluca Di Frischia lavora sia sulle testimonianze che sulla ricostruzione delle immagini. L'obiettivo era fare in fretta, di fronte al rischio di un uomo che girava armato. La polizia conosceva il volto dell'uomo, il suo nome e sa che indossava una tuta nera. Lavoro d'indagine alla fine premiato con l'arresto. Mai notizia è stata più attesa dalla città.

Ultimo aggiornamento: 12 Aprile, 09:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA