Pescara, polemica per il murale oscurato da Pep

Venerdì 31 Gennaio 2020 di Alessandro Ricci
Il pilastro prima e dopo
Dai muri conquistati centimetro dopo centimetro, ai lavori su commissione, con sponsor privati e autorizzazioni. Dalle bombolette furtive di notte, alle realizzazioni alla luce del sole. Storie diverse, lontanissime tra loro, che infiammano il dibattito dopo il lavoro di Pep Marchegiani sul pilone dell'asse attrezzato, sulla golena sud. Che cancella un pezzo di storia della graffiti art locale, un murales considerato storico dagli street-artist pescaresi e con tanto di storie metropolitane sulla sua realizzazione. Una sola firma, diventata leggendaria negli anni: The fitting gang. Un nome dietro al quale si celavano due ragazzi, che per un mese, intorno al 1990, si calarono con una fune dall'asse attrezzato, con le bombolette in mano.

«Un'iniziativa spontanea - racconta un componente del gruppo, che chiede garanzia di anonimato -. Non un'opera con una grande valenza artistica, ma di impatto sociale. Un graffio urbano, per il quale non chiedevano autorizzazione». L'uomo, oggi cinquantenne, racconta di denunce per muri realizzati in strada, di essere uno dei fondatori dello storico centro sociale Livelo 57 di Bologna. «Da un muro indipendente a un muro a pagamento, magia del mercato. Un atto commesso con premeditazione». E ancora: «So che un graffito non è per sempre e vive della sua sorte, ma quel muro ha fatto la storia. Qualcuno lo ha voluto usare e strumentalizzare a proprio favore. Quanti pilastri ci sono in città da poter occupare? Tanti, perché l'asse attrezzato l'attraversa per intero. Ringraziamo Pep Marchegiani che non si è nemmeno posto il dubbio di cosa stesse facendo» prosegue l'uomo.

Il lavoro di Pep Marchegiani ha fatto insorgere altri collettivi di artisti che da tempo chiedono di poter decorare i piloni dell'Asse attrezzato. Dall'Anas dicono che quel pilone è in un tratto di competenza comunale, la decisione non spetta a loro. L'ente peraltro non autorizza interventi che possano distrarre dalla guida. Bisognerà quindi analizzare la competenza dei singoli piloni per realizzare, nel caso, l'idea lanciata dalla consigliera Marinella Sclocco dopo la morte di Franco Summa. Farne cioè dei pilastri colorati, secondo lo stile dell'artista. Il dibattito intanto riempie le piazze virtuali, dove da tempo era comparso un gruppo nel quale si chiedeva di restaurare il murales della gang. Il fotografo Simone Piccirilli, in questi giorni, ha pubblicato le due immagini a confronto, scatenando diverse reazioni e commenti. E dalla gang parte un appello al dissenso, chiedendo di inviare messaggi all'amministrazione comunale. «Gli studenti di Puglia e Molise che passavano in treno per andare a Bologna o Milano conoscevano quel murales visibile dalla ferrovia, un'icona artistica di frontiera del Sud». E ancora, un appello ai writers "che hanno respirato la polvere della notte e dei muri fatiscenti per regalarci un pezzo di arte, a tutti coloro che hanno dedicato i propri risparmi per colorare il grigiore di questa politica, dico, riconquistiamo lo spazio”. Ed è di nuovo sfida urbana.
Ultimo aggiornamento: 14:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA