Pescara, morte al Pronto soccorso: la Asl indaga

Domenica 5 Giugno 2022 di Paolo Vercesi
Pescara, morte al Pronto soccorso: la Asl indaga

La Asl di Pescara ha acceso un faro sulla morte di Bruno D'Attanasio, il novantenne lasciato per ore in attesa di essere assistito in Pronto soccorso e poi stroncato dal malore che lo attanagliava già dall'alba e che non gli ha dato scampo.

La direzione di via Paolini ha espresso dolore e vicinanza alla famiglia e ha annunciato di aver riunito d'urgenza la direzione del presidio ospedaliero e del Pronto soccorso «per un'attenta disamina dell'accaduto al fine di comprenderne le cause». Iniziativa sollecitata con forza anche dall'assessore regionale alla sanità, Nicoletta Verì.


Il fatto ha suscitato scalpore e sgomento anche per la drammatica narrazione pubblicata sui social da Luciana Ferrone, imprenditrice e presidente Cif della Camera di commercio Chieti Pescara, nipote che ha seguito D'Attanasio in Pronto soccorso ma che nulla ha potuto fare perché gli fosse data assistenza in modo tempestivo. «Davanti a lui c'erano quattro persone, mio zio si fidava di me e non sono riuscita ad aiutarlo» ha commentato disperata, trasformando le sue parole in un atto di denuncia. L'esito dell'audit sarà reso noto domani ma alla Asl un'idea di come siano andate le cose se la sono fatta.

Il dottor Antonio Caponetti, direttore sanitario della Asl, è partito da una premessa cruda ma reale: in Pronto soccorso si muore. «Nel caso del signor D'Attanasio parliamo di un paziente anziano cardiopatico e affetto da gravi patologie, a quanto risulta un mese fa era stato sottoposto ad intervento per un tumore - ha spiegato Caponetti -. E' arrivato in Pronto soccorso con febbre ed è stato monitorato quattro volte. A tradirlo sarebbe stato il cuore, se è vero che il decesso è legato a una fibrillazione ventricolare improvvisa».

Caponetti ha tuttavia ammesso le difficoltà che il reparto di Pronto soccorso deve affrontare da lungo tempo a causa di un personale ridotto all'osso. «Purtroppo non ci sono medici di Pronto soccorso e neppure anestetisti, vuoi perchè scontiamo l'antica scelta del numero chiuso, vuoi perché è un lavoro talmente impegnativo che sempre più medici neolaureati si specializzano in altre discipline». Quelle cioè che non ti espongono a quotidiani insulti o anche aggresisoni da parte dei pazienti, gli stessi che poi ti ringraziano a meni giunte quando tutto va bene, e che, soprattutto, non ti espongono al rischio di denunce per presunta imperizia. 

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