Otto medici all'epoca in servizio nei penitenziari di Pescara e Prato, rischiano di finire a processo, con l'accusa di omicidio colposo, in relazione alla morte del pentito Domenico Cricelli.
Il giorno prima scrisse un biglietto, che in seguito il figlio consegnò alla polizia, chiedendo che il proprio corpo venisse sottoposto ad autopsia, al fine di accertare le cause del decesso ed eventuali responsabilità. A tale richiesta diede seguito la Procura di Pescara, riuscendo ad appurare che Cricelli morì a causa dell'aggravarsi di una malattia che lo aveva colpito molti anni prima. Malattia che secondo i familiari - che con la loro denuncia hanno fatto scattare l'inchiesta - sarebbe stata sottovalutata, se non addirittura trascurata, dagli otto medici indagati.
Alle stesse conclusioni è giunto il sostituto procuratore Gabriella De Lucia, che contesta agli indagati di non avere agito secondo quanto prescritto dall'ars medica: sei degli otto medici ebbero modo di visitare Cricelli nel carcere di Pescara, gli altri due nel carcere di Prato. A febbraio dovranno comparire davanti al gup per la decisione sul rinvio a giudizio.