Morto Alfonso Prete, fu capitano dell'Aquila Calcio negli anni Cinquanta

Sabato 30 Ottobre 2021
Alfonso Prete

L'AQUILA La maglia numero 5 con la fascia da capitano è rientrata negli spogliatoi e non uscirà più dal tunnel che porta al campo. In silenzio, con discrezione come aveva vissuto, è morto Alfonso Prete, Fofò per gli amici e gli sportivi; aveva 89 anni, negli anni Cinquanta fu difensore arcigno dell'Aquila e capitano rossoblu. Nel 1954 si recò in Venezuela e lì, con la Shell di Caracas, giocò alcune partite della Coppa Libertadores, forse unico abruzzese nella storia. Rientrato in Italia giocò pure con Foggia e Giulianova.

Andato in pensione, era tornato all'Aquila, città che amava e nella quale "ritornò" anche dopo il terremoto, nonostante la notte del suo compleanno del 6 aprile 2009 fosse stato costretto a mettersi in salvo assieme alla moglie, Lea, per le fortissime scosse di terremoto.

Il calcio per lui era gioco, divertimento e lo praticò sempre, anche come allenatore con il Tor di Quinto o il Cinthia, per esempio, o con la Nazionale Cantanti e la Nazionale femminile. Una passione che divideva con Raimondo Vianello, del quale allenava la sua squadra, la SA.MO. ("Lo facevo gioca' sempre, anche se era più vecchio di me…", ricordava con orgoglio). Al calcio dedicava tutto il tempo libero dopo il lavoro in una multinazionale americana. A proposito di USA: lo avevano chiamato ad allenare una squadra nel Minnesota, ma rifiutò ("Lì si mangia male). Allora il soccer (e i suoi milioni) erano pressoché sconosciuti da quelle parti.

Ciò che lo ha fatto amare di più, però, è stato l'insieme di gentilezza, disponibilità, simpatia, ottimismo, nonostante da fanciullo avesse visto il padre saltargli in aria davanti, dilaniato da una bomba tedesca a Castel di Sangro dove ora riposa dopo i funerali tenusti ieri. Un signore d'altri tempi con il volto di un attore di Hollywood. Addio Capitano.

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