Trovata morta sulla barella del Pronto soccorso, il figlio: «Mi dissero che non era vero»

Lunedì 22 Maggio 2023 di Mila Cantagallo
Trovata morta sulla barella del Pronto soccorso, il figlio: «Mi dissero che non era vero»

Tornano a parlare i familiari dell'anziana deceduta al pronto soccorso dell'ospedale di Chieti lo scorso 13 maggio, una morte che ha sollevato interrogativi sulle cause e sulle modalità.

Da una parte la nuora dell'82enne che ha denunciato la mancata applicazione di terapie per l'insufficienza renale che provocava all'anziana dolori addominali e vomito, dall'altra il direttore dell'unità di emergenza Emmanuele Tafuri il quale, in un comunicato, ha sostenuto che il personale medico ha costantemente monitorato la paziente prestandole tutte le cure necessarie e che, nel momento del malore fatale, ogni tentativo di salvarla è stato vano.

A dare la sua versione è oggi il figlio della degente, certo che la madre fosse già morta quando la sera del 12 maggio si è recato in ospedale a farle visita. «Sono arrivato al pronto soccorso alle 18.30 e non mi hanno lasciato entrare - racconta -. Dopo 20 minuti, grazie alla gentilezza di un altro infermiere, sono riuscito a raggiungere mia madre: più mi avvicinavo a lei, più vedevo i suoi occhi sbarrati e la bocca aperta. L'ho toccata, ho gridato "mamma", ho urlato che era morta, gli infermieri che l'hanno soccorsa mi hanno risposto che non era vero. L'hanno trasportata in una saletta adiacente ma avevo capito che non c'era più nulla da fare. Mi hanno cacciato e dopo 10 minuti la dottoressa mi ha comunicato che mia madre non ce l'aveva fatta».

Disperato, il figlio ha minacciato di chiamare i carabinieri: «A quel punto il medico mi ha proposto di effettuare l'autopsia per conoscere le cause del decesso». La famiglia ha accettato ed attende il risultato dell'esame autoptico che si avrà solo tra 2 mesi. Nessuno, in casa di R.C.D., si rassegna alla perdita della congiunta, che aveva sempre gestito senza difficoltà il suo problema di salute, era nelle sue piene facoltà mentali al punto da svolgere regolarmente l'attività di regista teatrale, un lavoro che amava da molti anni. «Fino al giorno prima del ricovero in ospedale - rivelano i parenti più stretti - era stata impegnata nella scrittura di un nuovo testo».

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