La struttura sanitaria "G8" dell'ospedale dell'Aquila può vantare un altro primato: ospitare un personaggio quasi unico come curriculum criminale: Matteo Messina Denaro, di 60 anni, malato oncologico, arrivato in città, dopo la sua cattura a Palermo, il 17 gennaio scorso.
Dalla tarda mattinata di ieri il piccolo e attrezzato presidio sanitario nel complesso ospedaliero San Salvatore', è stato "off-limits" per chiunque: guardato a vista dai carabinieri, polizia penitenziaria, vigili urbani che hanno impedito l'accesso.
I controlli di Matteo Messina Denaro
Secondo quanto è stato possibile appurare, il super boss è stato sottoposto ad una serie di controlli di routine, e a quanto pare una Tac, strumento non presente all'interno della stanza-infermeria realizzata ad hoc proprio per evitare che il detenuto ristretto al regime duro del 41bis potesse uscire dal carcere, mettendo in moto un grosso cordone di sicurezza con implicazioni anche sull'incolumità pubblica. Alla fine però nonostante i buoni propositi (la Asl, vale la pena ribadire, sta garantendo al detenuto nel carcere le migliori prestazioni sanitarie, a cominciare dalla presenza costante del primario del reparto di Oncologia, Luciano Mutti), Matteo Messina Denaro è stato costretto a ricorrere alle prestazioni mediche dello stesso ospedale che, nel massimo riserbo, ha organizzato la visita ieri mattina per il boss che si è protratta fino alle 18 quando l'area è tornata a essere fruibile e il massiccio dispiegamento di forze dell'ordine si è "vaporizzato" senza che nessuno si accorgesse della presenza eccellente a pochi passi dall'affollato nosocomio.
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