Meningite a L'Aquila, morte cerebrale per insegnante di 46 anni

Domenica 19 Gennaio 2020
L'Aquila, morte cerebrale per l'insegnante di 46 anni colpita da meningite

Non ce l'ha fatta la 46enne insegnante aquilana ricoverata da mercoledì scorso al reparto di rianimazione dell'ospedale San Salvatore dell'Aquila dopo essere stata colpita da meningite da meningococco. Come informa una nota della Asl provinciale dell'Aquila, sono cominciate da poco le procedure per l'accertamento della morte cerebrale di Liana Salmaggi, in attuazione di quanto previsto dalla legge.

LEGGI ANCHE Meningite, i più a rischio sono adolescenti e bambini

Si tratta di una forma che, come già precisato venerdì scorso dalla Asl, non è contagiosa, non necessita di un'attività di profilassi e dunque non comporta rischi per la popolazione. L'insegnante, molto conosciuta e stimata nel capoluogo regionale, lascia il marito e due figlie. Stando a quanto si è appreso, era arrivata all'ospedale già in condizioni critiche: inutili sono stati i tentativi dei medici di salvarla.«L'azienda sanitaria, che ha profuso tutto il suo impegno per assistere la paziente, a cominciare dai medici della Rianimazione, attraverso il manager Roberto Testa, partecipa al dolore dei familiari per la grave perdita», si legge nella nota. La morte dell'insegnante ha destato commozione e dolore nella frazione aquilana di Pianola.

La procedura relativa alla morte cerebrale è stata avvitata a mezzogiorno, quando una commissione composta da un rianimatore, un medico legale e un neurofisiopatologo, ha accertato l’assenza di attività cerebrale. Poi un'ulteriore attesa di sei ore, come prevedono i protocolli, per il controllo definitivo. La meningite pneumococcica, purtroppo, non le ha lasciato scampo.

La città piange un'insegnante molto stimata, strappata troppo presto, a soli 46 anni, all’amore del marito e dei due figli. Sconvolta la comunità di Pianola, all'Aquila, dove l’insegnante viveva. Il parroco, don Luciano Bacale Efua, nei giorni scorsi ha presieduto una veglia di preghiera per chiedere la guarigione. L’intero paese si è stretto attorno alla famiglia, sperando in un miracolo.

Una patologia così grave, che non consente grandi possibilità di intervento e che probabilmente sarebbe conseguenza di una banale sindrome influenzale. La meningite pneumococcica, a differenza di quella provocata dal meningococco, è purtroppo così. Esordisce in maniera violenta e non lascia grandi possibilità di cure. Nella gran parte dei casi non necessita, almeno questo, di profilassi per chi è stato a contatto con un paziente colpito dalla malattia viste le basse possibilità di contagio. Dunque nessun rischio per la popolazione.
 

Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 01:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA