Covid, la mamma di un'alunna down: «Chiusa a casa sta male, scuola e piscina per lei sono aria». E firma petizione online

Mercoledì 28 Ottobre 2020 di Teodora Poeta
Covid, la mamma di un'alunna down: «Chiusa a casa sta male, con scuola e piscina si sente normale». E firma petizione online

La mamma di Teramo di una studentessa 15enne affetta dalla sindrome di Down che per anni si è battuta per far avere l’insegnante di sostegno qualificata a sua figlia, dopo l’ultima decisione del Governo di chiudere piscine e palestre per tentare così di combattere la diffusione del Covid-19 è tornata a far sentire la sua voce. Su Facebook ha firmato e condiviso una petizione lanciata con change.org dal “Movimento salva palestre le palestre non si toccano!” diretta al presidente Giuseppe Conte, al ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, e al ministro della Salute, Roberto Speranza, questo perché, come lei stessa ha spiegato: «Le piscine e le palestre per noi famiglie con figli disabili sono aria».

«Io non ho paura neanche di portarla a scuola mia figlia», dice. La sua grande paura, adesso, è che chiusa in casa possa, invece, isolarsi e regredire dopo i tanti sforzi e gli anni di piscina che le sono serviti per «sentirsi normale e libera». Proprio così. Claudia, questo il nome della mamma, e suo marito lavorano entrambi e uscendo di casa, ovviamente con le mascherine e tutti gli accorgimenti necessari, ugualmente espongono la figlia all’ipotetico rischio contagio. «In palestra e in piscina i nostri figli stanno distanziati e sicuri, così come a scuola - prosegue Claudia - Piuttosto è su gli autobus che si creano gli assembramenti».

Dopo anni di battaglie condotte per poter ottenere ciò che dovrebbe essere un diritto per sua figlia, oggi Claudia ammette di essere stanca di lottare. «Si sta ledendo il diritto di vivere ai ragazzi, ma soprattutto ai ragazzi disabili».

Ieri, sua figlia, come tutti i suoi compagni di classe, ha seguito la prima lezione a distanza. Quattro ore chiusa in casa, da sola, ad ascoltare gli insegnanti davanti ad un computer. «Questa non è scuola». E infatti Claudia ha già fatto richiesta di didattica in presenza per sua figlia, ma non sarà facile perché nonostante per i ragazzi disabili sia prevista, «purtroppo i genitori degli altri ragazzi non vogliono mandarli a scuola per paura del coronavirus». E così potrebbe accadere di tornare indietro nel tempo, quando le classi erano separate e i disabili stavano con i disabili. «Per le famiglie come la nostra è tutto amplificato. Noi non ci possiamo permettere di tenere a casa nostra figlia perché le fa male. Per lei, che tende ad ingrassare, la piscina è da sempre un’attività importante. Quando entra in acqua si sente libera e normale». I suoi genitori hanno lasciato che frequentasse la piscina di Roseto da quando aveva 6 mesi. Oggi, a 15 anni, quello è il suo ambiente naturale e le manca. «La realtà – sottolinea Claudia – è che non esiste alcuna attenzione per i ragazzi disabili».
 

Ultimo aggiornamento: 12:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA