Morta di Covid da un mese, niente funerale: esposto della figlia

Domenica 24 Gennaio 2021 di Alessandro D'Alessandro
Morta di Covid da un mese, niente funerale: esposto della figlia

C’è una figlia che vuole sapere come è morta sua madre e soprattutto se sono state rispettate le linea guida in materia di Covid-19 e quelle mediche in generale. E c’è una madre il cui corpo dallo scorso 14 dicembre è in un cella frigorifera dell’obitorio di Pescara, in attesa dell’autopsia o comunque di una decisione della Procura. Rosanna Di Paolo 79 anni di Chieti, si è spenta nell’ospedale Covid di Pescara a metà del mese scorso, e sua figlia, Marina Di Giacomo, assistita dall’avvocato Renzo Latorre, ha presentato un sostanzioso esposto denuncia, in base al quale il pm Anna Benigni ha aperto un fascicolo, per ora a carico di ignoti, rubricando l’articolo 590 del Codice penale che inquadra la responsabilità colposa per morte o lesioni personali in ambito sanitario.

La figlia chiede che si faccia l’autopsia, la Procura nel frattempo ha acquisito le cartelle cliniche, presto l’originario esposto denuncia verrà integrato con altri fatti, ma nel frattempo alla Di Paolo non è possibile dare sepoltura.

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La donna da giugno del 2017, è ospite della Rsa di Villa Serena, poi il 24 novembre scorso la figlia viene avvertita della positività della madre dal medico della struttura, mentre la Asl le comunica il contagio tre giorni dopo. A questo punto la figlia inizia a interrogarsi e fra l’altro, si chiede come mai la Asl abbia contattato lei piuttosto che la struttura da cui ha ricevuto il tampone. E perché la Asl ha riferito di conoscere la positività della madre dal 27 quando lei era stata avvertita il 24. Ma si chiede anche come mai fosse stato fornito il suo recapito telefonico, e non quello della struttura che ospitava madre. Il primo dicembre le condizioni dell’anziana, che è asintomatica, si aggravano, il 2 viene ricoverata in ospedale. Attraverso whatsapp, contattando un medico, la figlia scopre che l’ossigenoterapia non era più sufficiente ma nessuno, nel frattempo, l’aveva avvertita del peggioramento: e il fatto di venire a sapere che tale terapia non bastava più, per la Di Giacomo significa che la madre era già da un po’ in ossigenoterapia, e di questo lei non era mai stata messa al corrente. I contatti madre-figlia, pressoché impossibili o quasi, si consumano definitivamente in una videochiamata fatta poco prima della morte: con le immagini, dice la figlia, che mostrano la madre che indossa ancora la tuta che aveva il giorno del ricovero. Ma, sostiene la figlia, non aveva nulla, né fili, né flebo ma solo l’ossigenoterapia che nel suo caso serviva a nulla. Solo l’inchiesta, a questo punto potrà dire se in tutta questa vicenda ci sono, e di chi, eventuali responsabilità.
 

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