Coronavirus, famiglia bloccata in casa da 20 giorni in attesa del tampone. «Siamo disperati»

Lunedì 23 Novembre 2020 di Alessandro Ricci
Coronavirus, famiglia bloccata in casa da 20 giorni in attesa del tampone. «Siamo disperati»

Più di venti giorni in casa, a Pescara, in attesa di un tampone domiciliare.

Che non arriva nonostante i solleciti del medico di base, della pediatra. Di fatto un focolaio domestico, tenuto sotto controllo per responsabilità dei protagonisti, ma senza intervento da parte della Asl. La denuncia arriva da Yassmen Khamas, che affida a Facebook il racconto di quella che è più di una disavventura.

La donna, che gestisce un locale nella zona del centro storico, grida allo scandalo, essendosi sentita lasciata sola e alla deriva. Una storia che si rincorre da quasi un mese e che ha costretto di fatto tutti a casa, con sintomi a rotazione. «Il locale è chiuso da un anno quindi non arriva da lì il contagio. Tutto è partito dal contatto di mio figlio con positivo accertato. Ci siamo chiuse in casa, contattando subito medico di base e pediatra. Per rapidità, abbiamo fatto fare un tampone privato a domicilio a mia madre, intanto le è salita la febbre e sono arrivati i sintomi. Abbiamo avviato la richieste alla Asl per un tampone domiciliare».

Hanno casa in ristrutturazione quindi Yassmen Khamas si trova nello stesso appartamento con il figlio di sette anni, la madre di 61 anni e due zie, una di 71 ipertesa e sovrappeso. «Ci siamo ammalate tutte, nel giro di pochi giorni - prosegue -. Tutto è cominciato intorno al 31 ottobre. Mia madre è al terzo ciclo di antibiotici e cortisone e non è completamente guarita. Una mia zia avrebbe dovuto fare un intervento, saltato. Mio figlio che non può rientrare a scuola senza tampone Asl».

E il punto è proprio lì, nel tampone domiciliare che non arriva. «Saremmo dovute andare l’11 e il 12 novembre allo stadio, come da convocazione Asl arrivata nel frattempo - prosegue -. Ma non eravamo in grado di presentarci, lo abbiamo comunicato. Ci hanno dato per assenti ma intanto nessuna risposta per il tampone a casa». Sdegno e rabbia dunque, in questo cortocircuito. «Mio figlio deve rientrare a scuola, continuerò a cercare spiegazioni e ho appuntamento con l’avvocato appena avrò il risultato del tampone» conclude la donna. Dalla Asl ribattono che la procedura prevede l’attivazione delle Unità speciali di continuità assistenziale tramite medico di famiglia, per il tampone a domicilio. 

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