Bimbo annegato in piscina, condannati mamma e papà

Martedì 21 Dicembre 2021 di Teodora Poeta
Bimbo annegato in piscina, condannati mamma e papà

Si è concluso ieri il giudizio in primo grado con il rito abbreviato ai genitori del piccolo Tommaso Galizzi, il bimbo di 5 anni annegato ad agosto del 2019 nella piscina dell'hotel Abruzzo Marina di Silvi.

Il papà Riccardo e la mamma Cristina Milesi, assistiti dall'avvocato Gabriele Di Dio che per loro aveva chiesto l'assoluzione, sono stati condannati entrambi per omicidio colposo con il rito alternativo a 4 mesi ciascuno con la condizionale.


Imputati per lo stesso reato erano anche il titolare della struttura, Cristian Tobia, (assistito dall'avvocato Guglielmo Marconi) pure lui, ieri, condannato in abbreviato a 8 mesi con la condizionale, mentre il bagnino, Paolo Corneli (assistito dall'avvocato Michele Del Fuoco) ha patteggiato 8 mesi sempre con la condizionale.

A tirare fuori dall'acqua, quel giorno, il piccolo Tommaso fu proprio il bagnino, all'epoca 19enne, volontario della Croce Rossa, che pur essendo presente, purtroppo nell'immediatezza non si era accorto di nulla così come altri clienti della struttura e lo stesso fratellino maggiore, pure lui lì a giocare con gli altri bambini. Una tragedia consumata in pochi minuti che inizialmente aveva fatto anche supporre un malore, sconfessato, poi, dall'autopsia.

Originaria di una piccola frazione di San Giovanni Bianco nel bergamasco, la famiglia di Tommaso si trovava a Silvi in vacanza da pochi giorni. E' stata una perizia, disposta in fase di indagini dalla Procura per accertare l'idoneità della piscina anche ai fini dell'utilizzo dei bambini e di un eventuale secondo bagnino, a far emergere alcune anomalie che hanno poi portato ad indagare anche il titolare della struttura. I due fratellini, finito di pranzare, erano andati da soli in piscina. Il papà era sceso a controllare, per assicurarsi che fossero nella parte bassa. Poi, però, si era allontanato per tornare dalla moglie.

Quando tutto è successo i genitori non c'erano e non erano lì a vigilare, come ha sostenuto l'accusa. Non è escluso che dopo che si conosceranno le motivazioni, tutti possano fare ricorso in appello per sperare in un'ulteriore riduzione della pena. Resta il grande dolore per quanto accaduto. L'idea che Tommaso non potrà mai più vedere realizzati i suoi sogni di bambino e diventare grande. Nessuno avrebbe voluto che una simile tragedia avvenisse, bisogna, quindi, interrogarsi sul come sia possibile prevenire queste disgrazie che lasciano una scia immensa di dolore che va ben oltre una condanna penale.

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