A Rallenta la crescita della curva dei decessi Covid e tornano a scendere i ricoveri in terapia intensiva in Abruzzo: su base settimanale, infatti, si registra un aumento delle vittime pari a +19%, un dato ancora elevato ma comunque lontano dai numeri dei giorni scorsi, quando si sono raggiunti picchi pari a +80%.
«Quelle che si stanno osservando nel mondo occidentale sono manifestazioni lievi, che recedono senza alcuna terapia specifica e che probabilmente trovano una copertura vaccinale ancora sussistente in chi è vaccinato contro il vaiolo umano - spiega Parruti -. È una malattia sessualmente trasmissibile e in quanto tale deve essere controllata, soprattutto perché essendo una infezione sessuale deve essere diagnosticata per avviare una riduzione dei rischi da esposizione e non avere un potenziamento del potere patogeno come il rischio di co-trasmissione. Questo vuol dire che una persona positiva al vaiolo delle scimmie è più probabile che prenda l'Hiv o l'epatite C se ha contatti a rischio in questo senso».
L'infettivologo lancia poi un appello: «Chi ha casi sospetti chieda la consulenza di un professionista. È un modo per migliorare il controllo della trasmissione, affinché non diventi una malattia molto diffusa e quindi come tale un fattore di co-trasmissione di altri patogeni pericolosi, come l'Hiv. Da questo punto di vista siamo pronti: dermatologi e infettivologi sono a disposizione per la valutazione dei pazienti che hanno lesioni sospette». In Abruzzo attualmente c'è un solo caso di positività al virus e non c'è alcun allarme, come ribadito dagli esperti, ma a livello internazionale la situazione non è del tutto serena: negli Stati Uniti sono in arrivo 800mila vaccini e sembra che al momento questa sia l'unica arma contro il Monkeypox. «Le lesioni che si formano continuamente sulla cute o sulle mucose possono aumentare il rischio di malattie a trasmissione sessuale. In Italia l'Hiv è stabile da anni, abbiamo avuto solo una leggera recrudescenza tra gli adolescenti. I vaccini restano l'arma più potente - precisa il dottor Grimaldi - Del resto si ammalano i giovanissimi, che sono proprio quelli che non sono stati vaccinati contro il vaiolo umano». Infine, l'infettivologo sottolinea che «allo stato attuale, nessuno può prevedere la possibile evoluzione di una malattia virale».